Quando le cose sembravano cominciare ad andare per il meglio in Svezia, con le giornate di luce interminabili, la popolare festa di Mezza Estate che si avvicina, la pandemia in calo ed in aumento il numero dei vaccinati, l’economia in ripresa, il partito della Sinistra, il Vänster, a proposito della proposta fatta nella pubblicazione dell’indagine governativa in materia, resa pubblica ai primi di giugno, di liberalizzare gli affitti, pone un aut aut ai Socialdemocratici aprendo così una crisi di governo inaspettata.
Proprio inaspettata no, perché già nel 2018 l’allora leader del Vänster, Jonas Sjöstedt, aveva minacciato di togliere l’appoggio esterno del suo partito al governo nel caso si liberalizzassero gli affitti. Il partito della Sinistra ha minacciato spesso di condizionare il suo sostegno ai Socialdemocratici ma alla fine, per non rischiare di passare il potere al centro destra, ha finito sempre con il rimettersi in riga. Questa volta però, pare di no, c’è una nuova segretaria, una giovane donna, Nooshi Dadgostar, che non sembra molto disposta a compromessi.
I fatti: i Socialdemocratici sono al governo dal 2018 con il Partito dell’Ambiente ma è un governo di minoranza e per poter governare hanno avuto bisogno dell’appoggio esterno di alcuni dei partiti qui chiamati “borghesi,” e cioè del Partito di Centro e del Partito Liberale, a determinate severe condizioni (tra cui quella, umiliante per il partito della Sinistra, di tenerlo assolutamente fuori dalle decisioni), mediante il cosiddetto Patto di Gennaio. Una di queste condizioni era appunto di sbloccare gli affitti negli alloggi di nuova costruzione.
Ora il partito della Sinistra ha dichiarato negli ultimi giorni che se il Governo non avesse ritirato la proposta di liberalizzare gli affitti, avrebbe chiesto la sfiducia al governo. Il premier Stefan Löfven si è trovato davanti ad un dilemma: se manca ad una delle condizioni del Patto di Gennaio, perde l’appoggio dei partiti borghesi. Ma se non lo fa, può cadere il governo.
E`proprio quello che è successo ieri lunedí: è passata la sfiducia, con il volto dei Moderati, dei Cristianodemocratici, dei Democratici di Svezia, gli Sverigedemokraterna, e del partito della Sinistra, mentre i partiti del Patto, Liberali e Centro, si sono astenuti, e solo Socialdemocratici e Verdi hanno votato contro. Questo di togliere la fiducia ad un governo in carica, è una novità assoluta per la Svezia: non era mai successo.
Stefan Löfven ora ha due alternative: dare le dimissioni e dare l’incarico al talman, il presidente del Parlamento, di formare un nuovo governo (che potrebbe anche essere un Löfven Due), o indire elezioni anticipate. Ha una settimana di tempo per decidere quale alternativa scegliere. Le elezioni anticipate però, che devono essere indette entro tre mesi, quindi in autunno, sono rischiose per quasi tutti i partiti. I partiti di Governo, Socialdemocratici e partito dell’Ambiente, sono di solito svantaggiati dal fatto appunto di stare al governo. I Liberali e i Cristianodemocratici, per non parlare dei Verdi, hanno nelle indagini di opinione un bassissimo consenso e rischiano di finire fuori dal Parlamento. Ma anche i Moderati e gli Sverigedemokraterna, il partito di estrema destra nazionalista e zenofobo, che raccolgono ognuno circa il 20% dei consensi, non hanno garanzie che il voto rispecchi esattamente le percentuali delle indagini.
Stefan Löfven ha una riconosciuta abilità nelle trattative, anche per la sua lunga esperienza di lavoro sindacale ed è probabile che durante questa settimana farà di tutto per evitare le elezioni anticipate, cercando compromessi con le varie parti, in particolare con il Partito di Centro e con il Vänster.
Ci si domanda anche come reagirà l’elettorato a questa crisi. Ci sono voluti tre mesi di trattative, nel 2018, per trovare un accordo di governo e pare, dalle ultime indagini di opinione, che la maggioranza degli elettori trovi che dovrebbero poter mettersi d’accordo, soprattutto quando ancora, anche se attenuato, c’è il problema della pandemia. Questo scontento potrebbe avere effetti allungati sulle elezioni ordinarie del 2022. E non è sicuro che le basi dei partiti condividano le scelte delle direzioni: che il partito della Sinistra voti la sfiducia insieme ai Sverigedemokraterna. Che Löfven non ceda sulla questione degli affitti, un problema questo tra i più spinosi in Svezia (e lo stesso Löfven del resto ha dichiarato di essere personalmente contro la liberalizzazione degli affitti). Che il Partito Liberale si astenga dall’appoggiare il voto di sfiducia quando ha continuamente affermato che la caduta del governo Löfven era il suo obiettivo principale. Insomma, passata la settimana, la crisi può scoppiare ma è anche possibile che rientri e tutto continui come prima.
Antonella Dolci
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