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Cultura, a palazzo Barberini la mostra evento con 24 opere di Caravaggio

Roma, 6 mar. (askanews) – Si può ancora presentare Caravaggio in maniera originale nel 2025? Evidentemente sì quando si mettono insieme, in un’unica mostra, 24 opere autografe del grande artista italiano. Già nella mole dei dipinti presenti l’esposizione ha la sua originalità, unita poi alla possibilità di vedere anche l’unico dipinto murale del maestro lombardo nel Casino di Villa Ludovisi. Da domani 7 marzo e fino al 6 luglio le tele di Caravaggio saranno esposte nella mostra evento “Caravaggio 2025” a Palazzo Barberini, a cura di Francesca Cappelletti, Maria Cristina Terzaghi, Thomas Clement Salomon, organizzata in occasione del Giubileo.

Un percorso nella rivoluzionaria pittura di uno degli artisti che hanno segnato di più la storia dell’arte e l’immaginario collettivo arrivando al grande pubblico con i suoi chiaroscuri, la luce narrante, le prospettive serrate, le composizioni ardite. Ventiquattro capolavori straordinariamente concessi in prestito da prestigiosi musei nazionali e internazionali, uno dei più importanti e ambiziosi progetti espositivi mai dedicati all’opera del Merisi e contenente numerose sorprese.

Una mostra che racconta la forza innovatrice di Caravaggio nel panorama artistico, religioso e sociale del suo tempo, riportando in un luogo simbolo della connessione tra l’artista e i suoi mecenati, il palazzo di famiglia appartenuto ai Barberini di papa Urbano VIII, capolavori riscoperti ed esposti per la prima volta in Italia, accanto a opere di collezioni private raramente visibili.

Tra i punti forti della mostra il Ritratto di Maffeo Barberini, recentemente svelato al pubblico, in collezione privata, e pubblicato da Roberto Longhi nel 1963 e l’Ecce Homo riscoperto a Madrid nel 2021, che torna in Italia dopo quattro secoli.

L’esposizione rappresenta un’opportunità unica per riscoprire l’arte di Caravaggio in chiave nuova, in un percorso espositivo che integra scoperte, riflessioni critiche e un confronto ravvicinato tra i suoi capolavori: non solo un tributo al genio dell’artista, ma una vera occasione di indagine sulla profonda influenza che ha esercitato sull’arte coeva e successiva e sull’immaginario collettivo contemporaneo.

Tra i capolavori che “tornano a casa”: i Bari, i Musici e la Santa Caterina d’Alessandria, che il cardinale Antonio Barberini, fratello di Papa Urbano VIII, acquistò nel 1628 dalla collezione del cardinal del Monte. Il percorso, articolato in quattro sezioni, guida il pubblico alla scoperta dell’intera parabola artistica del Merisi, coprendo un arco cronologico di circa quindici anni, dall’arrivo a Roma intorno al 1595 alla morte a Porto Ercole nel 1610.

Tra le opere in prestito dalla collezione Intesa Sanpaolo il ‘Martirio di sant’Orsola ubicato solitamente presso le Gallerie di Italia a Napoli. Durante un importante lavoro di pulitura, proprio in occasione della mostra ‘Caravaggio 2025’, sono venute alla luce tre nuove figure scomparse nel tempo: un soldato a destra di Attila, il re unno rifiutato da Sant’Orsola, un probabile pellegrino e un armigero di cui si vede l’elmo con la fessura per gli occhi. Il Martirio di sant’Orsola, è considerato l’ultimo dipinto di Michelangelo da Merisi, realizzato nel 1610 a Napoli, poco prima della sua morte.