Era la primavera del 1961 ed io, insieme ai miei compagni di scuola della 5:a C, dovevo prepararmi agli esami di abilitazione alla professione, che si sarebbero svolti alla fine giugno/inizio luglio.
Ricordo che il nostro professore d’italiano si raccomandava caldamente ed insistentemente di studiare in modo assiduo gli autori di riferimento, come Dante, Foscolo, Manzoni e Leopardi, che dovevamo portare all’esame, nonché, documentarci il meglio possibile sugli avvenimenti riguardanti ”L’ Unità d’Italia” del 1861, a distanza di 100 anni.
Suggeriva, inoltre, di imparare a memoria almeno una strofa di una delle poesie dei suddetti autori.
Io scelsi una strofa de ”Il sabato del villaggio” di Giacomo Leopardi.
Quella poesia mi piaceva particolarmente perché mi faceva ritornare bambino dove, ancora, le attività lavorative erano pressoché le stesse di allora, come in quasi tutte nelle varie località italiane, come descritte da Leopardi.
E vennero i giorni per gli ”orali”, dopo gli ”scritti”, e l’italiano per primo.
E venne il mio turno davanti al commissario esterno, che era anche professore di italiano in una scuola di Milano.
Bell’uomo e anche molto elegante e curato nell’aspetto e, dopo la mia presentazione, mi chiese subito: ”dimmi una roba!” Quel ”roba” mi stonò immediatamente e mi procurò un certo imbarazzo.
Seppi più tardi che quel ”roba” è normale nel linguaggio milanese.
Poi continuò: parlami del ”sabato del villaggio” del Leopardi.
Allora scattò subito il mio entusiasmo e, dopo aver commentato la poesia, recitato quella strofa e risposto ad altre domande non difficili, feci ”bella figura” e mi diede un voto positivo.
Superati anche gli altri ”orali” e scrutini vari, conseguii il tanto ambito diploma e, dopo le vacanze estive, passate al mare (che io adoro), cominciai la mia vita professionale.
E qui faccio una considerazione prettamente personale: già allora facevo un parallelo tra le varie poesie di Leopardi di carattere socio-ambientali e ”Le quattro stagioni” del nostro amato, Antonio Vivaldi, dove si possono notare e distinguere le varie caratteristiche di effetti metereologici, suoni, vibrazioni e sensazioni nelle diverse stagioni, che solo Vivaldi sa esprimere così magistralmente.