Quando meno te lo aspetti, in una giornata che sembra come le altre, Stoccolma ti compie una magia. Era il venerdì sera del 2 novembre del 2007 quando l’incantesimo, all’improvviso, si manifestò.
Quella sera, con un gruppo di amici, eravamo usciti per mangiare qualcosa assieme. Poi, tra chiacchiere e risate, si era fatta l’ora di rientrare a casa. Eravamo a T-Centralen, dove tutte le tre linee della metro si incrociano, per cui ognuno si recò verso il proprio binario. Abitando a Tensta la mia linea era la blu, per prendere la quale bisogna percorrere svariati metri in discesa sottoterra: le lunghe scale mobili in questo caso sembrano condurre in un antro infernale. La Tunnelbana blu infatti non solo è la più profonda, ma le sue stazioni sono anche tematizzate in modo da renderle simili ad enormi caverne. Scesi dunque fino alle viscere di T-Centralen e presi il treno diretto verso il capolinea di Hjulsta. Trascorsi il viaggio rivivendo nella mia mente le immagini della bella serata che avevo appena trascorso con i miei amici. Ero contento, quella soddisfazione che ti pervade l’animo quando sai che le cose stanno andando bene. Il treno arrivò a Tensta ed io scesi per avviarmi verso le lunghe scale mobili che dalle profondità della linea blu mi avrebbero riportato in superficie.
Fu quando uscii dalla stazione della Tunnelbana che la meraviglia si materializzò ai miei occhi: candidi e silenziosi fiocchi bianchi infatti scendevano placidamente dal cielo regalandomi quella magia che, da romano, non mi capitava mai di osservare: nevicava.
Era per me la prima nevicata in terra svedese, dato che mi ero trasferito a Stoccolma solo da pochi mesi, a fine estate.
La neve era bellissima, veramente magica. I marciapiedi erano in parte già imbiancata, e tutto sembrava luminoso, nonostante fosse notte fonda. Decisi di non coprire la testa con il cappuccio della giacca, anzi aprii la bocca verso l’alto per assaggiare qualche fiocco: quella sera volevo che la neve mi accarezzasse. Tornai a casa, mantenendo gli occhi in su, guardando la neve cadere come un bambino felice. Mandai un messaggio al cellulare di mio fratello con un’unica parola: “Nevica”. E lui con un’unica parola rispose: “Meraviglia”. E aveva ragione, perché era davvero uno spettacolo meraviglioso.
La mattina seguente, al risveglio, mi affacciai subito alla finestra, vedendo che i marciapiedi ed i prati erano bianchi. Non doveva essere stata una nevicata irresistibile dato che le strade erano pulite, e solo in alcuni punti la neve si era attaccata. I pochi centimetri poi si sciolsero del tutto con il passare successivo delle ore, ma l’idea della magia c’era stata e quei pochi fiocchi entrarono per sempre nel mio cuore. La prima nevicata non si dimentica mai.
PS: il 20 marzo del 2008, mi affacciai dalle finestre del mio ufficio e mi accorsi che nevicava copiosamente, così come ininterrottamente aveva fatto nelle ultime due settimane. Fu allora, pensando ai miti cieli azzurri di Roma ed ai suoi alberi in fiore, che mi sfuggì un’esclamazione a voce alta: “si però adesso anche basta!”
*Nota dell’autore: Simone Pensieroso ha vissuto a Stoccolma dal 2007 al 2010 per motivi di lavoro. Tutti i riferimenti alla città (ed alle linee Metro) si riferiscono alla situazione come si presentava nel 2007. Oggi lo scenario potrebbe essere diverso a causa dei diversi cantieri in atto che hanno l’obiettivo di costruire nuove linee metro ed estendere quelle già esistenti.
Simone Pensieroso
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