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Ddl sicurezza, allarme opposizioni: Servizi potranno schedare tutti

Roma, 18 mar. (askanews) – Il ddl sicurezza apre la strada a “una schedatura di massa dei cittadini” da parte dei Servizi segreti. È l’allarme lanciato dalle opposizioni in una conferenza stampa in cui M5s, Pd, Avs e Iv hanno chiesto al governo di stralciare l’articolo 31 del provvedimento, già approvato alla Camera, e in dirittura d’arrivo nelle commissioni Affari Costituzionali e Giustizia del Senato.

Nel mirino del centrosinistra la norma del testo che obbliga le pubbliche amministrazioni, le società a partecipazione pubblica o a controllo pubblico a collaborare con i servizi segreti anche in deroga alla legge sulla privacy. A scovarla tra le pieghe dei 38 articoli del ddl che M5s ha ribattezzato “ddl repressione” per via delle norme che prevedono una stretta sulle manifestazioni, è stato il senatore pentastellato Roberto Scarpinato, ex magistrato, che ne evidenzia senza mezzi termini la portata: “Per la legge del 2007, i Servizi possono chiedere alle Pa collaborazione e assistenza per l’espletamento delle loro funzioni e possono formulare delle convenzioni nelle quali stabilire clausole di salvaguardia ad esempio invocando il Garante per la Privacy. Con l’articolo 31 del ddl sicurezza si fa una rivoluzione: si stabilisce che tutte le P.a. e tutti gli enti che svolgono funzione pubblica siano assoggettati al potere unilaterale dei servizi. Devono prestare collaborazione, non possono. Non hanno nessuna possibilità di porre limiti alle richieste perché per la norma stabilisce che i Servizi devono ottenere informazioni anche in violazione delle norme sulla privacy”. Secondo Scarpinato “è una norma di una indeterminatezza e genericità totale: basta invocare il principio della sicurezza nazionale, un concetto contenitore che può essere riempito con le più varie motivazioni. È pass partout”.

Ma cosa significa concretamente? “Per esempio – spiega l’ex pm – all’interno delle università i professori possono essere obbligati a fornire informazioni sull’orientamento politico degli studenti, sulla loro partecipazione a movimenti antagonisti; all’interno degli ospedali i medici possono essere obbligati a fornire informazioni sulle cartelle cliniche attualmente coperte da privacy, devono consentire l’accesso alle banche dati che riguardano i propri dipendenti. Si crea la possibilità di una schedatura di massa dei cittadini, un ritorno alla vecchia Ovra fascista che funzionava allo stesso modo: si obbligavano i cittadini a collaborare, a diventare informatori dei servizi senza limiti”.

Nello stesso articolo c’è un’altra norma “inquietante” che ha suscitato la reazione dell’Associazione dei familiari vittime delle stragi: “Questo provvedimento prevede che i Servizi possano organizzare e dirigere associazioni finalizzate al sovvertimento dell’organo costituzionale. Si passa dall’uomo dei Servizi che fa l’infiltrato allo 007 che organizza un’associazione sovversiva e si prevede anche la possibilità di commettere reati come la fabbricazione e il trasporto degli esplosivi. Sono le condotte poste in essere dai Servizi per la strategia della tensione quando uomini dei Servizi si sono inseriti negli organi direttivi delle associazioni sovversive per fare stragi e destabilizzare il paese. È un ritorno al passato che inquieta soprattutto visto l’album di famiglia di alcuni componenti della classe dirigente: Meloni ha ripetutto più volte che tra le sue figure di riferimento c’è Pino Rauti, uno dei protagonisti della strategia della tensione”.

Per Alfredo Bazoli, senatore Pd, l’articolo 31 del ddl sicurezza “è l’ennesimo tassello di una politica che sta attribuendo poteri sempre più invasivi ai Servizi, quindi all’esecutivo, smantellando i poteri di controllo dell’autorità giudiziaria”. Il dem Andrea Giorgis fa sapere che le opposizioni “hanno chiesto al governo di illustrare la portata innovativa della norma, di fare un dibattito alla luce del sole”. Ma dal governo e dalla maggioranza finora c’è stato un muro di gomma. “Non è passato neanche il nostro emendamento che chiedeva più poteri di controllo al Copasir”, sottolinea Scarpinato.

Si tratta di “norme liberticide fatte apposta per intimidire le persone, scoraggiarle a prendere parte alla vita politica”, attacca Dafne Musolino, senatrice Iv, che con Alessandra Maiorino (M5s) e Peppe De Cristofaro (Avs) hanno dato battaglia nelle commissioni del Senato: “Attaccano la separazione dei poteri, ossia il caposaldo della civiltà giuridica. È inquietante nel paese di Gladio e delle stragi di Stato”, osserva De Cristofaro.