Roma, 18 mar. (askanews) – Nel quadro globale “fondamentalmente ci sta una guerra commerciale. Si capiva già che ci saremmo andati e l’Europa è più vulnerabile di tutti gli altri, perché noi traiamo il 50% del nostro prodotto dal commercio estero, gli Stati Uniti solo il 26%, la Cina solo il 32%. Quindi se gli altri mettono dei dazi e noi rispondiamo alla fine fondamentalmente creiamo anche un danno a noi stessi, perché di fronte a una risposta degli altri siamo più vulnerabili, perché gli altri ci colpiscono più di quanto noi possiamo fare a loro”. Lo ha affermato l’ex premier e ex numero uno della Bce, Mario Draghi, durante una audizione al Senato sul suo Rapporto sul futuro della competitività europea.
“Allora che cosa si fa? Si accetta passivamente la concorrenza sleale o le azioni di protezionismo? Il rapporto da che era diventato sulla competitività è diventato un rapporto sulla politica industriale. E in particolare individua diversi casi. Il primo è quando la tecnologia è ormai persa, anche grazie alla concorrenza sleale. Prendete il caso dei pannelli solari: a questo punto – ha sostenuto Draghi – non conviene neanche metterli come un obiettivo della politica industriale. Lasciamo che il cittadino cinese paghi le tasse per sussidiare la vendita dei pannelli solari a noi”.
“Poi vi sono dei settori che sono molto importanti nell’economie europee, in questi casi noi quello che vogliamo tenere sono i posti di lavoro – ha proseguito -. Quindi la concorrenza in quel caso è diversa, noi non siamo particolarmente interessati alla tecnologia, ma ai posti di lavoro. Allora in quel caso non è una questione di proteggere, e semmai incoraggiare, gli investimenti diretti di quelli che sono più bravi a tenere e proteggere o aumentare i posti di lavoro”.
Infine, possono esserci dei casi in cui invece “siamo interessati alla tecnologia e vogliamo proteggere questa tecnologia dalla concorrenza sleale, che si basi sui dazi, o sui sussidi ma anche su una artificiosa compressione della domanda interna con dei salari deliberatamente bassi e con probabilmente una protezione sociale diversa e con requisiti di qualità diversi. Come nel caso della tecnologia relativa alle batterie e le ricariche – ha detto Draghi -. E notate che l’Europa è un leader mondiale per l’innovazione nelle tecnologie pulite e verdi. E poi ci sono delle piccole industrie che sono altamente innovative in alcuni campi come il clima”.