Roma, 5 feb. (askanews) – Le ultime affermazioni del presidente Donald Trump sulla futura gestione della Striscia di Gaza, con il ricollocamento dei suoi cittadini al di fuori dell’enclave in vista di una ricostruzione gestita dagli Stati Uniti per farne una “Riviera” del Medio Oriente, hanno sollevato un coro di critiche da parte della comunità internazionale. La posizione più dura è stata espressa dalle diverse componenti della società palestinese: Hamas, che ha gestito l’enclave negli ultimi anni, l’Anp di Abu Manzen e l’Organizzazione per la liberazione della Palestina. Uniche voci favorevoli, quelle che si sono levate da Israele. Il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar ha spiegato che “Gaza, nella sua forma precedente, non ha futuro”, mentre il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich ha commentato: “ora agiremo per seppellire finalmente, con l’aiuto di Dio, la pericolosa idea di uno stato palestinese”.
Se Hamas ha definito “ridicole e assurde” le proposte di Trump, l’Olp ha ribadito “la ferma posizione secondo cui la soluzione dei due Stati, in conformità con la legittimità e il diritto internazionale, è garanzia di sicurezza, stabilità e pace”. Il presidente Abu Mazen da parte sua ha chiarito che non sarà permesso “alcun danno ai diritti” dei palestinesi, che “non sono negoziabili”. “Queste richieste rappresentano una palese violazione del diritto internazionale”, ha commentato, insistendo sul fatto che i palestinesi “non abbandoneranno mai la loro terra, i loro diritti o i loro luoghi sacri”, e ribadendo che “Gaza è una parte inseparabile dello stato palestinese”.
Il ministro degli Esteri egiziano, Badr Abdelatty, ha evidenziato la necessità che “i palestinesi rimangano a Gaza, visto il loro fermo attaccamento alla loro patria e il rifiuto di abbandonarla”, mentre il suo omologo turco, Hakan Fidan, ha definito “inaccettabile” la proposta di Trump. “L’espulsione è una situazione che né la regione né noi possiamo accettare”, ha detto. Quanto alla posizione dell’Arabia Saudita, “è ferma e inamovibile” sulla creazione di uno Stato palestinese. Riad “non stabilirà relazioni diplomatiche con Israele senza il raggiungimento di questo obiettivo”, ha precisato il ministero degli Esteri, che ha ribadito il suo “categorico rifiuto di qualsiasi azione che violi i legittimi diritti del popolo palestinese, inclusa la politica di occupazione israeliana, l’annessione dei territori palestinesi o i tentativi di sfollamento forzato dei palestinesi”.
Duro anche il commento del movimento Houthi dello Yemen, vicino all’Iran. “L’arroganza americana non non farà sconti a nessuno finché incontrerà la sottomissione degli arabi”, ha scritto su X Mohammed al-Bukhaiti, membro del Politburo del gruppo. Da parte sua, Teheran ha fatto sapere di “non essere d’accordo” con il piano Usa e “di averlo comunicato attraverso i suoi canali”.
Ferma opposizione è stata espressa anche in Europa. “Mi pare che per quanto riguarda l’evacuazione della popolazione civile da Gaza la risposta di Giordania ed Egitto sia stata negativa, quindi mi pare che sia un po’ difficile” metterla in atto, ha spiegato il titolare della Farnesina, Antonio Tajani. “Il futuro della Striscia di Gaza non deve essere visto nella prospettiva del controllo da parte di uno Stato terzo, ma nel quadro di un futuro Stato palestinese, sotto l’egida dell’Autorità Nazionale Palestinese”, ha commentato il ministero degli Esteri francese. “La Francia ribadisce la sua opposizione a qualsiasi spostamento forzato della popolazione palestinese di Gaza”.
Nel Regno Unito, il primo ministro Keir Starmer ha detto che ai palestinesi “deve essere permesso di tornare a casa”. “Deve essere permesso loro di tornare a casa. Deve essere permesso loro di ricostruire, e noi dovremmo essere con loro in questa ricostruzione, sulla strada verso una soluzione a due Stati”, ha commentato. Parole a cui si è accodato il ministro degli Esteri David Lammy. “Siamo sempre stati chiari nella nostra convinzione che dobbiamo vedere due Stati. Dobbiamo vedere i palestinesi vivere e prosperare nelle loro terre d’origine a Gaza e in Cisgiordania”.
Il ministro spagnolo degli Affari esteri, José Manuel Albares, da parte sua ha ricordato che “la Striscia di Gaza appartiene ai suoi residenti palestinesi”. “Gaza è la terra dei palestinesi di Gaza e i palestinesi di Gaza devono rimanere a Gaza”, ha precisato. Un concetto ribdito anche dal capo della diplomazia di Berlino, Annalena Baerbock. La Striscia di Gaza “appartiene ai palestinesi”, “la popolazione civile non deve essere espulsa e Gaza non deve essere occupata o ripopolata in modo permanente”. “È chiaro che Gaza – come la Cisgiordania e Gerusalemme Est – appartiene ai palestinesi. Costituiscono la base per un futuro stato palestinese”, ha aggiunto sottolineando che “non deve esserci alcuna soluzione sopra le teste dei palestinesi”, ha concluso Baerbock.
La posizione della Russia riguardo una soluzione per il conflitto israelo-palestinese “è nota, può realizzarsi solo sulla base dei due Stati”, ha dichiarato invece il portavoce preesidenziale russo Dmitri Peskov. “La cancel culture, compresa la cancellazione del diritto internazionale, si manifesta in modo particolarmente vivido ora per quanto riguarda la situazione in Medio Oriente”, ha commentato da parte sua il capo della diplomazia di Mosca, Sergey Lavrov.
Quanto alla Cina, Pechino ha ribadito la sua contrarietà a “spostamenti forzati” di massa dei palestinesi da Gaza e all’idea del presidente Usa Donald Trump. La Cina ha sempre ritenuto che “i palestinesi debbano governare la Palestina”, ha confermato una portavoce del ministero degli Esteri.
L’alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, Filippo Grandi, ha definito “sorprendenti” i commenti di Trump. “È qualcosa di molto sorprendente, ma dobbiamo vedere cosa significa in termini concreti”, ha detto, aggiungendo che è difficile commentare una “questione così delicata”.