Qualche giorno fa ho ricevuto la telefonata di un’amico italiano. Dopo le solite informazioni sulla famiglia e sulla salute, mi ha detto che era a Göteborg. Ho chiesto se era in viaggio e se pensava di arrivare a Stoccolma. Mi ha risposto che era con il nipote (siamo nonni!) perché il ragazzino partecipava alla Gothia Cup. Silenzio da parte mia per nascondere la mia ignoranza su quest’evento. Il nome non mi giungeva nuovo, ma pensavo che si riferisse al golf, molto popolare in Svezia, e fosse una versione locale della Ryder cup, la competizione tra europei ed americani. Poi qualche domanda strategica per non far vedere che non sapevo e finalmente ho capito. Alla fine della telefonata mi sono lanciato sul computer a digitare Gothia Cup e mi si è aperto un mondo.

Siamo nel mondo del calcio ed a Göteborg si raduna veramente tutto il mondo.

Quest’anno sono presenti 1911 squadre dilettantistiche di 72 paesi diversi da Algeria a Wales passando per esempio tra Singapore, Libano, Brasile e Tanzania divisi tra ragazzi e ragazze e per gruppi omogenei di età da 11 a 18 anni. Sono presenti anche 13 squadre italiane, Dura una settimana in Luglio e in quella settimana ci lavorano 2500 persone e si gioca su 52 campi per 4882 incontri.

Dal 1975 vi hanno partecipato più di 1,3 milione di giocatori da 147 nazioni e si sono giocate 622 finali. Numeri mostruosi. Provate ad immaginare solamente la logistica per vitto ed alloggio per tutta quella gente.

La Cup ha un piatto tradizionale che non può che essere “köttbullar med potatismus” che è sempre presente nei menu delle mense per giocatori ed accompagnatori.

Fondato nel 1975 dalle società GAIS, Häcken e dal giornale Arbetet, la Gothia Cup è diventato proprietà negli anni 80 della sola Häcken e si è sviluppato sempre di più.

È un trampolino di lancio per giovani. L’esempio più eclatante è di 8 giocatori della squadra boliviana Tahuichi che partecipò nel 1984 che in seguito giocarono nella squadra della Bolivia i campionati mondiali in USA del 1994.

Ma principalmente la Gothia Cup vuole essere un luogo di incontro, avendo il calcio come denominatore comune, per bambini, bambine e giovani di tutto il mondo, indipendentemente dalla religione, dal colore della pelle, dalla cultura o dall’etnia. E dove si può realizzare il sogno di giocare a calcio davanti a 60.000 tifosi urlanti incontrando persone da tutto il mondo e forse vincere insieme alla squadra.

Ora però chiudo qui perché devo scrivere un messaggio alla mia nipotina, che gioca a calcio, per chiederle se la sua squadra andrà a Göteborg il prossimo anno così potrò anch’io essere uno dei 60.000 urlanti.

Massimo Apolloni

Foto di Michal Jarmoluk da Pixabay