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Green Deal, Timmermans: è la nostra politica industriale Ue

Bruxelles, 5 feb. (askanews) – Parla, a tutto campo, Frans Timmermans, l’ex vicepresidente esecutivo della prima Commissione von der Leyen, in cui era primo responsabile del Green Deal, che dopo le sue dimissioni nell’agosto 2023 è stato considerato dal Ppe e dalle destre nel Parlamento europeo come capro espiatorio, unico autore delle ‘folli politiche green’ e ‘ideologiche’ dell’Ue negli anni scorsi.

Invitato dal gruppo dei Socialisti e Democratici (S&D) al Parlamento europeo, Timmermans ha sottolineato che il Green Deal non va politicizzato, come hanno fatto il Ppe e le destre per osteggiarlo, perché non è né di sinistra né di destra, ma costituisce necessaria visione di politica industriale per l’Unione europea, se non si vuole restare indietro nell’economia globale, se si vogliono salvare davvero l’industria e i posti di lavoro in Europa, se si vogliono diminuire i prezzi dell’energia, se si vuole essere protagonisti e non vittime della transizione verde. Ha ricordato che la storia insegna che, quando il centro insegue la destra, alla fine è la destra che vince. Ha ammonito i Verdi e le forze di sinistra a perseguire insieme e in parallelo politiche ambientali e politiche sociali, affinché la transizione sia giusta e non pesi sui redditi più bassi.

‘Questo, oggi – ha detto l’ex vicepresidente della Commissione in un punto stampa a margine della riunione del gruppo S&D, oggi a Bruxelles -, è il secondo punto di svolta per l’Europa che ho vissuto nella mia vita professionale. Il primo è stato nell’89, pieno di ottimismo, di cambiamenti radicali a cui l’Europa doveva adattarsi. E l’Europa lo ha fatto. Chi avrebbe pensato nel 1989 che nel 2004 avremmo allargato l’Ue a quei Paesi che fino ad allora erano nostri nemici? Quindi siamo capaci di miracoli. E credo che dobbiamo tenerlo a mente’.

‘Ora – ha continuato Timmermans – siamo in questa fase di tensione, le sfide sono più grandi. L’ottimismo non è il sentimento prevalente in tutto il mondo. Dobbiamo riaccendere l’ottimismo, perché possiamo farcela. Ma dobbiamo assicurarci di essere più uniti. Trovo stimolante che la premier della Danimarca (Mette Frederiksen, ndr), un paese che per molto tempo è stato piuttosto riluttante in termini di accelerazione dell’integrazione europea, e soprattutto di aumento del bilancio europeo, stia ora dicendo che in questi tempi difficili dobbiamo stare fianco a fianco come europei’.

Come europei, ‘dobbiamo aumentare il nostro bilancio e io, che vengo da un paese ‘frugale’, sono disposto a farlo. Il primo ministro finlandese (Petteri Orpo, ndr) ha detto esattamente la stessa cosa. Questo è il nostro momento, se lo comprendiamo correttamente’.

‘La nostra industria e i nostri cittadini – ha notato Timmermans – hanno bisogno di prezzi dell’energia più bassi; e l’unico modo per abbassare i prezzi dell’energia è accelerare la transizione verso le energie rinnovabili, l’unica energia a basso costo che l’Europa ha a disposizione. L’unico modo per riaccendere la fiducia nel futuro è fornire alloggi ai giovani di tutta l’Unione europea che oggi non riescono a trovare un alloggio a prezzi accessibili, o spendono una quota eccessiva del loro reddito per alloggi al di sotto degli standard normali. L’Unione europea deve quindi investire nella transizione energetica e nell’edilizia abitativa. E deve farlo collettivamente, ricreare una piattaforma per l’industria europea del futuro’. Noi europei ‘siamo intelligenti almeno quanto gli americani. Siamo bravi a inventare, migliori dei cinesi. Ma siamo pessimi nel commercializzarle con un’economia di scala. Ed è questo che dobbiamo fare nei prossimi anni’.

La Commissione presenterà entro la fine del mese una sorta di seconda versione del Green Deal, riveduta e corretta, chiamata ‘Clean Industrial Deal’. ‘Il Green Deal – ha osservato l’ex vicepresidente esecutivo della Commissione -, è la nostra politica industriale. E se la nuova Commissione ritenesse utile rinominarlo, appunto, ‘politica industriale’, o ‘Inflation Reduction Act’ (come il provvedimento negli Usa che finanzia l’industria installata in territorio americano, ndr), o qualsiasi altro nome voglia dargli, ma attenendosi alle linee politiche che abbiamo concordato, penso che farebbe un buon servizio all’industria e ai nostri cittadini’.

‘Ma devo anche essere onesto: di molti dei sussidi e delle misure che dovevano aiutare le persone a passare a una mobilità a zero emissioni o a basse emissioni, a installare pannelli solari, ecc., hanno beneficiato – ha ammesso Timmermans – le parti più ricche dell’Europa, la parte più ricca della nostra società. Ora – ha sottolineato – dobbiamo assicurarci di ristrutturare questa politica, in un modo che siano avvantaggiate davvero le persone, quelle che da sole non possono permettersi di acquistare pannelli solari, che dipendono dai trasporti pubblici, che hanno bisogno di investimenti, e che hanno bisogno di avere accesso a veicoli a zero emissioni’.

Insomma, ‘c’è molto da fare, e possiamo riuscirci solo se siamo uniti. Questa unità ha portato, anche nel Parlamento europeo e nella Commissione, a grandi decisioni in passato. A volte mi chiedo come mai la memoria delle persone sia così corta. Il Green Deal – ha ricordato – è stato possibile solo perché il Ppe ha partecipato a tutti i processi decisionali e ha votato positivamente. Il Green Deal è stato spesso rivendicato dal Partito popolare europeo come un loro progetto. Dov’è finito ora? Cosa è cambiato? È cambiato il progetto o è cambiato il Ppe?’ ‘Noi sappiamo – ha rilevato Timmermans -, e porto questa esperienza dal mio paese’, l’Olanda, ‘che se il centro-destra inizia a imitare la destra radicale, è la destra radicale che vince e il centro-destra che perde. E il centro-destra che perde viene trascinato nell’ambito della destra radicale, abbandona il centro. Il che rende poi molto più difficile, per altri partiti di centro-sinistra o di centro-destra, formare coalizioni che possano portare i nostri paesi e la nostra Europa nel futuro. Quindi spero che cambieranno approccio’ nel centro-destra.

‘Ho visto, ad esempio, il leader dei nazionalisti fiamminghi, che ora è primo ministro del Belgio (Bart De Wever, ndr), che ha capito questo quando ha assistito all’esperienza delle elezioni olandesi. E ora vedo Friedrich Merz (il leader della Cdu tedesca, candidato cancelliere alle imminenti elezioni ndr) commettere di nuovo questo tragico errore in Germania. Pensavo che il centro-destra in Germania avesse imparato dal passato a non farlo. Ma tragicamente, ora Merz lo ha fatto. Non posso controllare le conseguenze che questo avrà, ma mi preoccupano’.

‘Quindi se vogliamo essere forti a sinistra, dobbiamo essere più uniti; ma dobbiamo anche fare una proposta al centro, che attiri altri partiti dal centro per formare coalizioni con noi. Non vorrei che i movimenti di sinistra in Europa si trovassero ad avere sempre ragione, ma ad essere raramente rilevanti. E la nostra rilevanza dipende dalle nostre dimensioni, dalle nostre proposte, e dalla nostra volontà di cooperare con altri partiti democratici per portare cambiamenti’, h& spiegato Timmermans.

Sempre riguardo al Green Deal, ha notato una giornalista, sembra che la Commissione, oltre a cambiandogli il nome, voglia anche andare in una direzione diversa da quella che era stata stabilita con il precedente Esecutivo Ue. Questo, ha replicato Timmermans, ‘resta da vedere. Penso che la Commissione sappia benissimo che per far passare la legislazione negli Stati membri ha bisogno del Parlamento europeo. Quindi dipenderà anche dalle possibilità del Parlamento europeo di creare abbastanza coalizioni con persone che si sono precedentemente impegnate nella transizione incorporata dal Green Deal, per continuare su quella strada’.

‘Con le elezioni che ci sono state e che ci saranno, l’Europa – ha constatato – si è spostata a destra, in particolare in certi Stati membri, e questo si rifletterà nel programma della Commissione; penso che sia ovvio. Ma quel programma dovrà anche ottenere supporto qui’ nel Parlamento europeo. ‘E al centro del programma – ha indicato – deve esserci un’idea di come portiamo posti di lavoro in Europa, di come rafforziamo la nostra base industriale, come ci assicuriamo di abbassare i prezzi dell’energia. Che si sia di sinistra o di destra, queste saranno le nostre priorità. E il Green Deal, a mia conoscenza, è il modo migliore per arrivarci’.

‘Insomma, – ha sintetizzato Timmermans – vedremo se si tratterà solo di un ‘rebranding’ o di qualche vero cambiamento di rotta. Ma penso che i piani del ‘Fit for 55′ (la legislazione già approvata affinché l’Ue possa conseguire la riduzione del 55% delle emissioni entro il 2030, ndr) dovrebbero restare in vigore’. Questo obiettivo, ha avvertito, ‘è nell’interesse di tutti. E non va politicizzato. Ricordo i primi anni di lavoro in prima linea alla Commissione europea: allora il Green Deal non era una cosa di sinistra o di destra. Era la cosa giusta da fare, né di sinistra, né di destra’.

Oggi, ha rilevato ancora, ‘in qualche modo il centro-destra è stato tentato dalla destra radicale di politicizzare l’idea stessa del Green Deal. Ma forse possiamo fare un passo indietro e guardare alle politiche di cui l’Europa ha bisogno per ricreare una solida base industriale perché è molto, molto urgente’.

Comunque, ha ammonito Timmermans, che è favorevole a un’alleanza tra le forze politiche di sinistra e quelle verdi in Europa, come è già avvenuto nel suo paese, l’Olanda, ‘non si può fare una politica verde se non si è anche attenti al sociale. E non si può fare politica sociale se non si accelera la transizione verde. Perché più tempo ci vorrà’ per compiere questa transizione, ‘più sarà costosa. E il conto arriverà alle persone che non possono permetterselo’.

A una domanda sul mancato decollo della domanda nel comparto dell’auto elettrica in Europa, che ha smentito le previsioni iniziali ottimistiche dei servizi della Commissione di cui lui era responsabile, l’ex vicepresidente esecutivo ha replicato: ‘Che cosa è andato storto? Prima di tutto, l’Europa è arrivata tardi nel gioco. L’industria automobilistica europea, e in particolare i grandi produttori di automobili in Germania, pensavano che il motore a combustione avesse un futuro senza fine. E allo stesso tempo abbiamo visto che, soprattutto in Asia, le auto elettriche non stavano solo diventando prodotti di massa, ma stavano anche diventando sempre più economiche’.

‘Quindi siamo arrivati ​​tardi alla festa. E ora dobbiamo supportare l’industria automobilistica per una transizione più rapida. Una transizione verso emissioni molto basse, verso una mobilità a zero emissioni’. In passato, ‘quando i motori a combustione stavano arrivando sul mercato, non si sarebbe aiutata l’industria europea sostenendo i motori a vapore. Si aiutò l’industria accelerando la transizione ai motori a combustione. Ora si deve aiutare l’industria automobilistica accelerando la transizione verso le emissioni zero’, ha concluso Timmermas.