Il grande capo Erik passeggia davanti alla sua schiera di guerrieri scelti. È alto, biondo e dagli occhi azzurri. Ha le spalle larghe e la barba folta. Cammina col petto all’infuori e in testa porta un elmo borchiato con due corni all’insù. È orgoglioso dei suoi uomini e donne forzute, puri e fieri vichinghi del Nord, tutti forgiati con lo stampino dal grande Odino a sua immagine e somiglianza.
— Questo è il nostro momento. Questo è il momento che stavamo aspettando. Ora tocca a noi!
La landa giace placida davanti agli occhi assetati di sangue di questi combattenti invincibili.
— Chi siamo noi?
— Svedesi!
— E che cosa vogliamo noi?
— La loro morte!
— Non ho sentito… che cosa vogliamo noi?
— LA LORO MORTE!
Sono carichi. Sono pronti all’attacco. Battono a ritmo le loro armi contro gli scudi e ululano come lupi affamati.
Dall’altro lato del campo di battaglia c’è il loro più acerrimo nemico.
Io.
O meglio: io con un piatto in mano.
È così che immagino i miei colleghi fisioterapisti, medici e infermieri svedesi quando mi vedono arrivare in sala pranzo con un piatto di pasta al ragù riscaldata al microonde. Appena spiego che quello è l’avanzo della cena di ieri partono i loro ferocissimi attacchi con metaforiche spade e lance.
— Ma quindi hai mangiato pasta anche ieri sera?
— Sì, genio! (Scherzo… genio non oso dirlo per non suscitare le loro ire).
— Jaha.
Intanto io comincio a mangiare. Loro incalzano.
— Non è molto vario ed equilibrato.
— Lo è invece: oggi pasta al ragù (in realtà dico pasta alla bolognese altrimenti non capiscono), ieri pasta al pesto, la settimana scorsa pasta alla carbonara…
— Quindi hai mangiato pasta per tre giorni di fila?
Mi interrompono e io annuisco.
— Scusa, ma quanto spesso mangi pasta?
— Due, anche tre volte a settimana: sono italiano.
Sorrido cercando di persuaderli a deporre l’ascia di guerra. Loro mi freddano mentre leccano il coltello sporco di salsa.
— Mai pensato che siano troppi carboidrati?
— No, anzi. Li adoro. Infatti mangio pizza almeno una volta a settimana.
Loro schiumano dalla bocca a queste parole.
— Faccio colazione con latte e cereali.
Loro grugniscono come pitbull incazzati pronti ad assalirmi.
— Faccio spesso spuntini con crackers e grissini.
Me li sento addosso da ogni parte. Li sento scalpitare mentre pensano alle loro diete con varie combinazioni di lettere che comprendono principalmente grassi e proteine, schifando le basi della cucina mediterranea. Io invece continuo imperterrito col mio pranzo.
— Quando posso mangio volentieri piadine farcite, tortellini e gnocchi.
Loro non ce la fanno più. Legumi… tofu… carne… noci… uova… ripassano gli ingredienti di una dieta equilibrata come un mantra che si ripetono all’infinito per darsi la carica. La loro lotta ai carboidrati e agli zuccheri sta esplodendo e arrivando alla fase finale. La tensione nella stanza è a mille mentre mi guardano con disprezzo mandare giù l’ultimo boccone di fusilli.
— Ma adoro anche l’aringa nelle varie salse, il falukorv, il salmone con le patate al forno… e ovviamente quando vado all’IKEA mangio solo le polpette di carne coi mirtilli rossi!
— Ahhh!
Sento che si sgonfiano in un grido di sollievo, giusto un secondo prima che mi possano mettere le mani addosso. Appoggiano le armi e si tolgono le armature. La guerra in questo piccolo villaggio scandinavo è scongiurata. Siamo tutti salvi.
E mentre stiamo per tornare al lavoro intonando canti gioiosi al Valhalla, stecco fuori dal coro pronunciando quelle che a breve potrebbero diventare le parole incise sul mio epitaffio in alfabeto runico.
— Non è che qualcuno ha del pane per fare la scarpetta col sugo?
Roberto Riva
dal suo “Blog da Strapazzo”
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