C’è l’impressione che, negli ultimi anni, il mito svedese tenda a tratti a sgretolarsi ed a tratti a rafforzarsi. Se prima la Svezia era riconosciuta come baluardo della civiltà in Europa, quel paese dove tutto funziona benissimo, dove lo Stato è presente ed è raffigurabile in un meccanismo ben oleato che dà tutto il necessario a tutti, con la pandemia questa visione, ovviamente troppo perfetta della nazione scandinava, ha iniziato a far parlare di se.
Se da una parte c’erano coloro che la innalzavano ancora di più a paese che senza paura e senza lockdown affrontava spavaldamente la pandemia, altri ancora iniziavano a criticarla e a considerare il metodo svedese come scriteriato ed incurante del pericolo.
Qualche giorno fa sono usciti articoli ed articoli che raccontano di uno studio, sulla prestigiosa rivista scientifica Nature, che accusa come il “metodo svedese” contro il Covid, non sia stato solo un fallimento, ma anche come questo comportasse metodi eticamente carenti.
Oltre a questo studio, la Svezia continua a far parlare di se, in bene ed in male per via della guerra in Ukraina, anche se stavolta lo fa in compagnia della sua vicina Finlandia, per la sua decisione o meno, di far parte della Nato.
Questo, unito alla grande paura ed al grande nervosismo derivanti dalle possibili conseguenze che un atto del genere possa avere, fa vedere la Svezia (e la Finlandia) come colei che ha il potere di far precipitare tutto, dividendo, ancora una volta, le persone in coloro che criticano e anzi proprio considerano questo atto, una cosa che porterà alla rovina di tutto e chi invece tutto sommato comprende le motivazioni dietro a questo atto.
Continuano poi a fa parlare di Svezia le notizie degli ultimi giorni, circa gli scontri che ci sono stati a seguito dell’atto eseguito dal politico di estrema destra danese/svedese Rasmus Paludan, di dare fuoco al corano.
Ma quindi, questo mito svedese esiste davvero? È esistito? Equivale a realtà?
La risposta è NI, forse, e ripeto forse, la visione della Svezia, soprattutto in Italia è stata creata anche dai racconti degli immigrati (dall’Italia alla Svezia) che sono venuti a vivere qui e che, partendo da una realtà devastata come il dopo guerra, vedevano una nazione, che non avendo preso parte al secondo conflitto mondiale, era decisamente in condizioni migliori.
Effettivamente un periodo dell’oro c’è stato, in cui veramente quello che veniva detto era per lo più tutto vero. I tempi però sono cambiati, e con essi cambia tutto il resto, Svezia compresa.
Essa non è certamente un paese in cui si sta male, anzi ci si sta molto bene, sia ben compreso questo, certo è però che anche in paradiso ci sono i problemi, ad esempio, oltre a quelli raccontati prima, l’estrema difficoltà di trovare una casa e un servizio sanitario del tutto diverso dal nostro.
I miti intesi come la visione di un qualcosa rispetto alla realtà non sono quasi mai veritieri e spesso distorcono la visione da uno o dall’altro lato. Se ci si potesse liberare dei preconcetti, la Svezia non risulterebbe sicuro il paradiso in terra, ma è anche innegabile, che sicuramente è uno dei tanti bei posti dove si può vivere, dove ci si può rifare una vita e dove, effettivamente ma non senza sforzi, si può trovare la propria dimensione, basta solo essere obbiettivi e capire che la perfezione non esiste e che qualunque nazione ha le sue problematiche, chi più chi meno.
Uno Qualunque
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