Quando si va in una nazione mai vista c’è una cosa chiamata shock culturale. Uno shock culturale di per se non è una cosa negativa o positiva semplicemente è la reazione alle diversità che si possono incontrare nel vivere (anche temporaneamente) in un determinato posto invece che il proprio.
Che succede però se superi lo shock culturale di una nazione in cui sei andato a vivere e poi torni, dopo svariati anni, in visita nella nazione che hai lasciato? Un secondo shock culturale, almeno è quello che è successo a me quando, sono tornato sul fantomatico aereo Arlanda-Fiumicino.
La differenza che sicuramente mi è pesata di più per tutta la permanenza, e che ignoravo completamente potesse essere un problema, è il pagare in contanti. Da quando mi sono trasferito in Svezia, una volta ottenuto un conto bancario svedese, parecchi anni fa ormai, non ricordo di aver mai pagato in contanti per un numero superiore a quello che si potrebbe contare sulle punte delle dita. Il dover andare a ritirare i soldi al bancomat, dover fare i conti con le monete, tante monete…troppe beh, è stato un grosso fastidio, soprattutto se il portafoglio non ha la tasca per le monete.
Un’altra cosa che fa molto strano è sentire le persone che parlano in italiano, quando mi succede qui a Stoccolma, sentire la lingua italiana uscire dalla bocca di una persona equivale all’istantaneo e immediato giramento del mio collo, pronto ad individuare quella persona. Potete immaginare che torcicollo ho avuto i primi giorni. Ad onore del vero però, è proprio questa una delle cose che ti fanno sentire a casa.
La differenza demografica che percorre tra l’Italia e la Svezia è una cosa impossibile da ignorare. La quantità di persone è enorme se confrontata con quella svedese e lo spazio, ad esempio sui mezzi pubblici, soprattutto in città come Roma è ridotto all’osso!
Passiamo invece alle cose più belle, le persone. Magari possiamo essere considerati invadenti, “caciaroni”, maleducati ma adesso, dopo tanti anni passati tra la freddezza della gente del nord, posso dire che di aver potuto provare tutto il calore di cui siamo famosi nel mondo. Non solo tra gli amici ma anche con le persone sconosciute per strada. Una sensazione che sinceramente non sapevo mi mancasse.
È arrivato quel momento, quello in cui si parla del cibo, lo so, è quasi un luogo comune, ma il cibo è di qualità superiore. I colori, i sapori, la consistenza è tutto su un altro livello. Due sono le cose che più di tutto mi sono rimaste impresse, il colore intenso del giallo dell’uovo sodo e il sapore completamente diverso, in meglio, dell’uva.
Ce ne sarebbe molto altro da raccontare, ma non vorrei prolungarmi troppo. Posso dire però di aver avuto la fortuna di vivere l’Italia quasi come un turista, e questo mi ha permesso di vivere quelle sfumature che spesso, anche chi ci va frequentemente, dà per scontate.
L’Italia è veramente un paese di cui puoi innamorarti, nonostante come in ogni storia d’amore, ci sono lati positivi e negativi. La prossima volta che uno svedese, mi dirà “Jag älskar Italien”(amo l’Italia) potrò capire più a fondo questa sua affermazione.
Uno Qualunque
Foto di Andrea Spallanzani da Pixabay