È arrivato quel periodo dell’anno. Quello che pochi aspettavano, che pochi vorrebbero, ma che ha la sua funzione. È il momento giusto per nascondersi, chiudersi in casa, sbarrare le finestre, battere i denti, stringersi alle persone care e accumulare le provviste per il lungo inverno che arriverà inesorabile. È arrivato il terribile novembre.
È il momento di andare in letargo, come fanno gli animali e la natura. Gli orsi al parco di Skansen trovano una tana al calduccio e al riparo dalle intemperie e dallo sguardo indiscreto dei turisti avidi di foto. Le foglie ormai gialle, arancioni e rosse degli alberi si ritirano dai rami e si accucciano sui marciapiedi e dentro i tombini nelle città oppure distese sui prati o sotto un sottile strato di neve in campagna. Il sole pallido e intimorito si nasconde dietro le soffici nuvole grigie e col passare dei giorni diventa sempre più bravo a sparire anche dietro l’orizzonte.
Gli oggetti non sono certo da meno e si ritirano allo stesso modo. I tavolini da esterno dei bar e dei ristoranti si ripiegano su sé stessi e si rifugiano in un magazzino accanto alle ragnatele. L’arredamento in vimini dei balconi e delle verande si copre con un telone impermeabile in attesa di temperature più miti. Gli pneumatici estivi delle automobili si stivano nelle cantine dei proprietari oppure nei depositi dei meccanici, impilati insieme a tutte le altre gomme. Le biciclette che non hanno il coraggio di indossare i copertoni chiodati ed esporsi al rischio di scivolare sulle lastre di ghiaccio della strada si abbandonano nei garage condominiali, legate ad una catena nella speranza che qualcuno le abbeveri ogni tanto con un po’ di olio. La copertina leggera di cotone del letto matrimoniale si piega in sei parti, prende il posto del piumone nella grande busta di plastica sottovuoto e va a fare compagnia alla polvere sotto il letto.
Anche le abitudini e i comportamenti umani subiscono radicali variazioni in novembre. Le pance e gli ombelichi scoperti delle ragazze – le adolescenti in generale e le caviglie in particolare fanno eccezione – si rintanano sotto maglioncini caldi e coprenti (sigh). Le maniche corte dei ragazzotti svedesi si proteggono alla buona sotto giacche che devono essere rigorosamente leggere in modo tale da fare intravedere il testosterone. Per quanto mi riguarda, io, le mie energie e la voglia di lavorare si afflosciano sul divano senza troppe aspettative, in attesa di tempi migliori. In fin dei conti, se non degenera in depressione stagionale, non è poi così una brutta ide(a).
Roberto Riva