Innovazioni tradizionali

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Innovazione: l’atto, l’opera di innovare, cioè di introdurre nuovi sistemi, nuovi ordinamenti, nuovi metodi.

Tradizione: trasmissione nel tempo, di generazione in generazione, di consuetudini, usi e costumi, modelli e norme.

Così si legge sul dizionario Treccani la definizione di queste due parole. Innovazioni tradizionali, quindi, sembrerebbe un ossimoro, ma in realtà non lo è perché anche le tradizioni più profane e non legate alla religione hanno trovato, nel corso degli ultimi anni, il loro posto nel cuore delle persone. Andiamo dunque, in ordine cronologico di apparizione nel mese di dicembre, a fare una lista soggettiva, scherzosa e non assolutamente esaustiva di queste innovazioni tradizionali.

Iniziamo con il fantasmagorico “Whamageddon”. Il nome è abbastanza catastrofico ma è solo un concorso non a premi, se non consideriamo la gloria, al quale si partecipa con amici reali o virtuali che avviene in tutto il mondo, a distanza via internet, in qualsiasi momento dal primo dicembre alla Vigilia. L’obiettivo è riuscire a non ascoltare la canzone “Last Christmas” della band britannica “Wham!” per tutto il periodo natalizio. Quasi impossibile evitarla considerando le innumerevoli visite in questo periodo nei centri commerciali, mercatini di Natale e passeggiate in centro. Una sola volta sono riuscito ad arrivare indenne a Natale perché è veramente un’impresa titanica, degna di un asceta tibetano.

Passiamo poi all’antica arte di liberare il calendario del 13 dicembre da tutti gli impegni all’ultimo minuto per riuscire ad andare al concertino di Santa Lucia dei figli che la scuola ha deciso di programmare al “comodissimo” orario delle due di pomeriggio come se nessuno avesse un lavoro da portare avanti per mantenere i sopraccitati figli. Non andarci? Pena di morte e decapitazione per mano dei sensi di colpa instaurati dalle maestre e i genitori degli altri bambini. Vedere, però, quei piccoli marmocchi cantare in playback canzoni natalizie in svedese ripaga dell’intero pomeriggio perso al lavoro.

A poche settimane dal Natale è il momento di attuare la machiavellica tecnica che consiste nel riciclare i regali degli anni passati o anche quelli appena ricevuti se si è veloci nel rimpacchettare e se si ha poco pelo sullo stomaco. Il tutto sta nel ricordare chi ha regalato cosa e nell’avere sempre della carta natalizia per pacchetti nell’armadio. Fondamentale.

E siamo alla vigilia. Accendiamo la televisione, rilassiamoci e godiamoci la presenza delle persone più care e più importanti della nostra infanzia. Mamma e papà? Fratelli e sorelle? Nonni e zii? No, no e no. Sto parlando di Eddie Murphy e Dan Aykroyd, i protagonisti del leggendario “Una poltrona per due” che accompagna la Vigilia degli italiani alle ore 21.35 su Italia 1 dal lontano 1983. Se vi siete trasferiti in Svezia e non avete i canali italiani come è successo a me, non disperate perché Paperino e i suoi amici (“Kalle Anka och hans vänner”) vi terranno compagnia alle ore 15.00 su SVT1.

Che tu sia andato alla messa di mezzanotte o meno, alle prime ore del Natale non puoi sottrarti ai giochi di società fino a morte sopraggiunta per esaurimento nervoso. Bicchierini di grappa o di liquori intervallati da caffè doppi aiuteranno a restare svegli durante una bella partita a Monopoly. Il gioco deve almeno durare fino alle ore piccole – altrimenti non vale – così da poter rovinare amicizie che duravano da decine di anni o rapporti con i familiari, che erano comunque logori, ma che godevano di una temporanea tregua pacifica durante le feste. A casa mia di solito il cessate il fuoco s’interrompe quando mia sorella si ferma su Parco della Vittoria con albergo in mio possesso. Lei va in bancarotta e io evito uno scappellotto per il rotto della cuffia. A volte le parti s’invertono.

Smaltita la sbornia di cibo e di alcol della cena del 24, si ricomincia con quella del pranzo del 25. Quando pensi che tutto sia finito giunge l’attività più snervante ma necessaria all’ora del dessert: spulciare i canditi e l’uvetta dal panettone. La tavolata non è più un ritrovo di famiglia, ma si trasforma nella foresta pluviale africana dove un branco di altri primati, gli scimpanzé, si prodigano nel social grooming, l’atto di pulizia reciproca, con l’amico panettone.

Infine, giusto citare anche la tradizione innovatrice jolly che può avvenire in qualsiasi momento, anche a partire addirittura da settembre, ma che s’intensifica da dicembre in poi e in particolar modo dopo Natale. Si tratta delle sofisticate, a volte eleganti a volte pragmatiche, mosse samurai per sviare o evitare di rispondere alla più fatidica e avvilente delle domande: “Che cosa fai a capodanno?” A volte ti lanci in progetti di viaggi, pianificazione di feste esagerate o voli pindarici sul menù della cena, ma sai benissimo che con due figli piccoli a carico la soluzione migliore e più sensata è quella di andare a dormire alle dieci, svegliarsi alle undici e cinquanta, festeggiare con un calice di acqua gassata ancora sotto le coperte e poi tornare a dormire a mezzanotte e dieci. No, scherzo. In realtà il programma è quello di cercare di stare svegli il più possibile e ritrovarsi davanti a due opzioni: farsi tenere gli occhi aperti con gli aghi sulle palpebre come in Arancia Meccanica per riuscire a resistere fino alla mezzanotte passata oppure addormentarsi alle undici e venti e festeggiare l’arrivo del nuovo anno la mattina successiva. In passato ho già testato entrambe le alternative con ottimi risultati.

E ora, se non vi dispiace, vado ad aprire la casella di oggi del calendario dell’Avvento. Se sarò abbastanza rapido riuscirò a rubare i cioccolatini ai miei figli.

 

Roberto Riva
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