Ho avuto l’opportunità di intervistare Francesco Di Lella, il nuovo direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Stoccolma; quelli che seguono sono alcuni punti salienti di una lunga e piacevole conversazione. Buona lettura.
Salve, innanzitutto benvenuto e auguri per il suo lavoro qui a Stoccolma. Direi che per rompere il ghiaccio potremmo partire da una breve presentazione:
Salve, mi chiamo Francesco Di Lella, ho 33 anni e provengo da Napoli. Ho studiato all’università “La Sapienza” di Roma, dove mi sono laureato e ho fatto il dottorato in filologia romanza. Il Dottorato è stato in cotutela con la Sorbona di Parigi, portandomi a vivere tra l’Italia e la Francia e, grazie ad altre due borse di studio, ho potuto prolungare i miei studi e la mia presenza in Francia. Successivamente ho superato il concorso per funzionario della promozione culturale presso il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, entrando in servizio qualche settimana prima dello scoppio della pandemia, quindi febbraio 2020, fino al maggio di quest’anno. Durante il mio servizio a Roma, mi sono occupato della Collezione Farnesina, la collezione di arte contemporanea del Ministero, e, nell’ultimo periodo, del portale “italiana.esteri.it”, ovvero il sito che racconta le attività culturali del Ministero e degli Istituti italiani di cultura nel mondo.
Un interessante e ricco background, complimenti! Parlando del presente, questa Svezia, è conforme alle aspettative?
È la prima volta che mi trovo in Svezia. Certamente prima di venire avevo alcune idee, anche dettate da un immaginario letterario e cinematografico, ma non avevo delle vere e proprie aspettative. Ho scelto la Svezia proprio per scoprire e conoscere una cultura nuova e, per tanti aspetti, diversa dalla nostra. In questi primi mesi mi sono accorto sin da subito – e ne sono rimasto affascinato – della grande predisposizione degli svedesi alla collettività. Sono molto curioso di scoprire gli aspetti più diversi di questo paese e della sua cultura.
Da quel che è stato appena detto si denota una genuina predisposizione alla scoperta che, oltre al suo background, sicuramente aiuterà in quella che, passandomi il termine, chiamerei nuova avventura.
Il termine avventura è appropriato, di fatti lo è. Inoltre per via della mia formazione da filologo romanzo, che comprende anche i romanzi cavallereschi, la parola “avventura” mi è particolarmente cara.
Parlando di altre culture e persone che vengono da altre realtà, ultimamente, ho saputo tramite i vostri social, che è venuto a visitare l’Istituto, l’attore americano Will Ferrell, una sorpresa, che però fa capire anche l’importanza dell’Istituto stesso.
Si, io purtroppo non ero in sede quel giorno. Da quello che ho saputo dai collaboratori dell’Istituto, che hanno accolto lui e la moglie Viveca Paulin, Ferrel è rimasto affascinato dall’Istituto.
Nel futuro a breve termine è possibile sapere in cosa l’Istituto sarà coinvolto e quali saranno le linee guida che accompagneranno le sue attività?
Allora, sin da subito mi sono accorto della grande voglia da parte del pubblico di venire in Istituto, come è stato dimostrato già a giugno dalla risposta di pubblico che c’è stata per la proiezione del film “A Chiara” di Jonas Carpignano. Inoltre l’Istituto, che è aperto al pubblico dal lunedì al venerdì, riceve tutti i giorni visite da curiosi e appassionati. Stiamo quindi provando a sistematizzare questo aspetto e a promuoverlo. Abbiamo poi numerosi eventi in calendario, già per settembre. Si tratta di un programma diversificato per quel che riguarda l’offerta culturale. Nei prossimi mesi spero inoltre di poter accenturare le collaborazioni con istituzioni locali con l’intento di riportare l’Istituto all’interno dei punti di interesse della città.
Ottimo, faccio gli auguri a lei ed ai suoi collaboratori per quanto esposto prima. E la ringrazio per il tempo concesso e per l’opportunità di presentarla ai nostri lettori tramite questa intervista.
Grazie mille! È stato un piacere
Intervista a cura di Valerio De Paolis
Foto di Gerd Altmann da Pixabay