Oggi parliamo con Giulietta Saconney Cerruti, una scrittrice nostra connazionale con una intensa ed interessante storia di trasferimenti in giro per il mondo.
Storia di cui racconta nel suo libro “Manuale pratico per l’espatrio” e, basandosi sulle molteplici e personali esperienze, offre suggerimenti a chi deve trasferirsi in un altro Paese o lo ha appena fatto.
Giulietta nasce a Torino in una famiglia bilingue (i nonni erano francesi), si laurea in Lettere e inizia a lavorare per una casa editrice.
Poco tempo dopo, il fidanzato di sempre, Paolo (Paolo Cerruti, co-fondatore di Northvolt), le propone di raggiungerlo a Parigi, si sposano e dopo breve nasce la prima figlia, Federica.
Nonostante il bilinguismo naturale, l’integrazione con Parigi non era semplice.
Fortunatamente dopo poco la famigliola si trasferisce a Vernon, in Normandia, vicino a Giverny, (il paese natale di Claude Monet) un posto più a misura d’uomo.
“..Lì conosco Carolina, la madre cilena di una bambina bilingue coetanea di Federica. Carolina, come me, aveva voglia di fare, e così insieme abbiamo creato “Mondailleurs, atelier d’éveil aux langues et cultures étrangères”, un avviamento in lingue straniere per bambini da 3 a 6 anni. Nel frattempo facevo anche corsi di italiano per il comune e per aziende locali. In pratica mi sono ritrovata a insegnare, che era quello che originariamente non avrei voluto, ma lo stavo facendo a modo mio, per cui ero molto soddisfatta.
In quel periodo sono nate le altre mie due figlie, Chiara e Camilla.”
Nel 2005 il marito Paolo riceve un’offerta dalla Nissan sul Giappone. Entusiasti, decidono di trasferirsi.
Giulietta va a Tokyo con tre bambine di 3, 5 e 7 anni. Decide di fare la mamma a tempo pieno, ma dopo 6 mesi comincia ad insegnare italiano e a tenere corsi di cucina a giapponesi adulte e a bambini.
“…Nel 2008 la Nissan offre a Paolo un posto importante a Chennai, nell’India del sud. Anche qui ci trasferiamo con entusiasmo, anche se fin dall’inizio è evidente che non sarà una passeggiata.
l’India non è per tutti, o la ami o la odi. Noi facevamo una vita da superprivilegiati, una casa da 500mq, con un esercito di esercito di persone varie che lavorano dentro e fuori casa, non sempre indispensabili, ma servono anche a far girare l’economia.
Ciononostante, le difficoltà sono innumerevoli: gestire i domestici e le loro beghe, le interruzioni di elettricità, le piogge monsoniche. La casa è nuova, ma costruita senza criterio, con le piogge si allaga. Poi ci possono essere i cobra in giardino e i ratti in cucina, con il guardiano che ride se ti spaventi troppo. Anche Internet funziona in maniera intermittente, possono capitare blackout di decine di giorni. Il latte pastorizzato per giorni non arriva al supermercato.”
A Chennai Giulietta sviluppa un’attività di abbigliamento con un sarto locale, la “Racconte moi une histoire”.
Lei si occupava del marketing e della distribuzione, producevano vestiti per bambine dai 3 ai 12 anni, soprattutto per l’Europa.
In India la famiglia Cerruti resta solo un anno e mezzo, ma “Racconte moi une historire” continua per altri 5 anni, fino all’impossibilità, più che altro logistica, di proseguire l’attività.
“…Dopo l’India, siamo tornati a Parigi, Saint-Germain-en-Laye. Dopo aver vissuto l’Asia, Parigi ci sembrava quasi noiosa!
E’ il 2012 quando Paolo riceve la proposta di lavorare per Tesla. È stata la più combattuta delle nostre decisioni, ma l’abbiamo presa insieme, come sempre. Era un rischio, Tesla stava appena iniziando, ma alla fine abbiamo deciso di andare, e ci siamo così trasferiti a Palo Alto fino al 2017.
Lìmi sono occupata di accoglienza per italiani in Silicon Valley e ho fondato “Eventi Italiani”, organizzando eventi di ogni tipo, festival di cinema, presentazioni di libri, mercati natalizi, mercati di prodotti italiani, fino a un mese dalla partenza.”
L’ultimo capitolo è il trasferimento in Svezia, con la fondazione di Northvolt. (da parte di Paolo e del suo socio Peter insieme a due investitori svedesi. L’azienda conta oggi circa 4000 dipendenti di 120 diverse nazionalità.)”
Com’è nata l’idea del libro?
“Non mi è venuta da subito, ho cominciato scrivendo un blog, a partire dal 2008 in India. Il blog lo sto ancora continuando ed è diventato un po’ il diario della mia vita.
Ho cominciato a dedicarmi al libro dal 2014. Per caso sono stata contattata da un editore ed ho firmato un contratto, che mi ha dato la spinta necessaria per finirlo, a nche se ho poi deciso di auto-pubblicarmi, il che economicamente si è rivelato una scelta vantaggiosa. Si intitola “Manuale pratico per l’espatrio”, è andato bene, ma mi sono resa conto che la maggior parte dei miei amici che avrebbero voluto leggerlo non erano di lingua italiana e una versione in inglese avrebbe avuto quasi più senso dell’originale.
A questo punto, mia figlia Federica si è offerta di tradurlo, a pagamento (ma a meno di un traduttore professionista!). Devo dire che la scelta si è rivelata felicissima, non solo la traduzione è ottima, ma fatta da lei con un vissuto personale, diretto, in tutte le vicende, è risultata viva come con nessun estraneo sarebbe potuta essere.
La versione inglese, intitolata “Living, learning and growing as a globe-trotting family: The Little Handbook of Expatriation”, è uscita ad aprile quest’anno ed è disponibile su Amazon.
Paolo ha scritto la prefazione e ci tengo a dire pubblicamente che Federica mi ha scritto una bellissima nota del traduttore.”
In pratica, nel libro condividi la tua esperienza…
“Faccio riferimento a tutti gli aspetti che possono essere significativi in un’esperienza del genere. Portarsi in un ambiente del tutto nuovo può essere a volte persino devastante, e confrontarsi con chi si è trovato in situazioni simili può aiutare molto, per esempio sapere che trovarsi a piangere tutte le sere per due settimane può far parte del gioco. Ci sono appunti su arrivi, partenze, aspetti pratici e psicologici, famiglia, animali e carriera in espatrio.
L’ultimo capitolo l’abbiamo scritto a 4 mani con Paolo, è più specificamente dedicato al lavoro, come affrontare ambienti culturali diversi, come decidere su offerte alternative.
È importante anche non descrivere solo gli aspetti positivi e non voler rimanere all’estero per forza.
Per dare una visione più completa ho anche mandato un questionario ad amici, così ho potuto riportare altri punti di vista.”
Qual è la maggiore difficoltà che hai incontrato nell’espatriare?
“Probabilmente gestire le fasi iniziali. A Parigi, la prima volta, senza una rete sociale è stato pesante, ma ogni paese ha la sua difficoltà. La Svezia forse è stata la più facile: la Stockholm International School ha una rete fantastica, in più, in quel caso, avevo una sola figlia da gestire e già grande.
Inoltre, ai tempi di Parigi ancora non c’era l’Internet di oggi, ricordi il telefono che costava meno dopo le 6? Fortunatamente i miei e mia sorella venivano spesso a trovarmi.
Un argomento di cui parlo nel libro è il lutto in espatrio. Quando è mancato mio padre, mi sono fatta molte domande ed ho avuto bisogno di più tempo per elaborare.”
Da “grande”, dove ti vedi?
“Ci piacerebbe farci un punto di riferimento in Salento, ma comunque continuando a viaggiare. Le mie figlie saranno probabilmente in diversi posti e vorrei continuare a vederle spesso.”
Cosa cambieresti di quello che hai fatto?
“Niente. Non ho nessun rimpianto.
Paolo scrive nella prefazione che non avrebbe fatto tutto questo senza di me. Funzioniamo come una squadra, su cui anche i figli contano.”
Decisamente una squadra vincente!
Intervista a cura di Marilinda Landonio
Foto su concessione della persona intervistata