ALESSANDRO GUAGNINO DE’ RIZZONI (Verona 1538 – Cracovia 1614). Storico, scrittore, mercante e soldato. Appartiene a quei Guagnini veronesi, famiglia piuttosto famosa e rispettata in città, con parecchi rappresentanti che ricoprono incarichi importanti come Membri del Consiglio Comunale già dal XV secolo. Primo figlio maschio di Ambrogio Guagnini De’ Rizzoni e di Bartolomea Montagna, fin da giovanissimo viene indirizzato allo studio del latino e delle materie umanistiche relative alla cultura italiana. Alessandro però si rivela particolarmente portato per la topografia e per il disegno di mappe e dimostra di essere una persona molto equilibrata; infatti già nel periodo scolastico manifesta una spiccata tendenza alla tolleranza verso le persone di altre nazionalità e di altre religioni.
Suo padre Ambrogio, nato a Verona nel 1509, è un abile mercante e uomo d’affari che dal 1545, però, viene a trovarsi in serie difficoltà economiche; per cui decide d’arruolarsi nell’esercito prussiano, al servizio del Duca Albrecht Hohenzollern, finché nel 1555, insieme con sua moglie e con le due figlie Francesca e Clara, decide di abbandonare ogni cosa per stabilirsi a Cracovia, capitale della Corona Polacco-Lituana. Qui, infatti, gli è stata offerta la possibilità d’arruolarsi nell’esercito polacco con la prospettiva d’una rapida carriera e quindi con una certa e migliore opportunità di guadagno. Comunque, stabilisce che Alessandro rimanga in Italia per un paio d’anni ancora, a completare con tutta tranquillità la sua formazione scolastica. In Polonia, già da sette anni, regna Sigismondo II Augusto – figlio di Bona Sforza, la famosa regina italiana, vedova di Sigismondo I il Vecchio – quindi un sovrano particolarmente ben disposto nei confronti dei compatrioti di sua madre. Ambrogio, allora, essendo giunto a Cracovia per ragioni politiche e, in realtà, dietro segnalazione del Duca Albrecht Hohenzollern di Prussia, appena avrà accesso alla Corte Reale, andrà ad occupare subito un posto di rilievo. Quindi, nel 1558, ha già accumulato una ingente somma di danaro, che gli consente di invitare suo figlio a raggiungerlo. Alessandro ha appena terminato gli studi di Ingegneria e di Topografia Militare. Arriva a Cracovia che il paese è impegnato nell’aspra guerra per la Livonia contro l’Impero Moscovita.
Entra a far parte, al pari di suo padre, dell’esercito della Corona, come geniere, a Vitebsk, cittadina dell’odierna Bielorussia. Però molto presto verrà nominato Comandante di una guarnigione militare di quella città, dal Grande Hetman della Lituania Mikołaj VI Radziwiłł detto “il Rosso”. Nel 1561 Alessandro e suo padre hanno l’opportunità di conoscere personalmente il Re Sigismondo II Augusto. Questo fatto apre loro l’accesso ad incarichi di maggiore responsabilità nell’esercito del Regno Polacco-Lituano e, nello stesso tempo, porta entrambi ad una sempre maggiore conoscenza dell’arte militare. Il Wojewoda Seniawski, infatti, dopo aver visto Ambrogio all’opera, arriva a definirlo “Persona estremamente educata agli affari cavallereschi”. La Guerra per la Livonia viene combattuta dal Regno Russo contro la Confederazione Polacco-Lituana alleata col Regno di Danimarca e con l’Impero di Svezia, accordo sorto allo scopo d’ottenere la supremazia nel Mar Baltico.
Alessandro partecipa a tutte le fasi di questa guerra, dal 1558 al 1583, sotto il comando del nuovo Grande Hetman di Lituania Jan Karol Chodkiewicz, per cui gli capita di combattere in Russia, in Valacchia e di prender parte all’assedio di Pskov nonché alla conquista di Polock e Velikie Luki.
Nel 1569 viene insignito del titolo di Cavaliere e riceve la Cittadinanza polacca. Nel 1571 il re, inoltre, gli riconosce l’Indygenat, ovvero una sorta di naturalizzazione con l’utilizzo d’un titolo nobiliare; egli, allora, si appropria del vecchio stemma di famiglia, dov’è rappresentato un grosso riccio, facendo riferimento al suo cognome ufficiale “Rizzone” o “Riccione”, appunto “grosso riccio”. Quindi incomincia a firmarsi Guagnini, Guagnin o Guagni seguito da “De Rizzone” e dal titolo di “Comes Palatinus Palatii Lateranensis”, antico riconoscimento attribuito nel 1450 da Niccolò V al suo bisavolo Giacomo, della famiglia Guagnini De’ Rezzoni originaria del Monferrato dal 1409.
Nel 1576 può finalmente trasferirsi a Cracovia. Qui, grazie alla sua esemplare condotta, presto ottiene la protezione preziosa dell’Arcivescovo Piotr Myszkowski, il quale, per premiarlo, lo colloca al seguito di Antonio Possevino, un gesuita, prima Nunzio Apostolico in Svezia, poi in Polonia, in Lituania, in Moravia e in Transilvania. Durante i viaggi in questi paesi, dove può, raccoglie ancora così tante e preziose informazioni sui Sarmati, da poter concludere il suo straordinario libro su quei popoli e su quei territori, dal titolo “Sarmatiae Europeae descriptio”.
Nell’estate del 1578 decide, però, di lasciare la Polonia: sembra abbia l’intenzione di tornarsene stabilmente in Italia. Forse incomincia a sentire il peso degli obblighi militari, oppure forse non riesce ad instaurare con il nuovo sovrano polacco, Stefano Báthory, quel rapporto ottimale che aveva avuto con Sigismondo II o forse ancora, per prendersi cura dell’eredità di famiglia seguita alla scomparsa di sua madre Bartolomea. Sembra, insomma, determinato a cambiar vita, forte ormai della ricche esperienze accumulate. Quindi si reca a Venezia. Il 6 novembre si presenta al Senato della Repubblica con una lettera di referenze firmata dal Re Stefano Báthory, proponendosi come intermediario per vantaggiosi commerci con il Nord Europa. Racconta di essere padrone della cittadina di Philippsdorf vicina a Danzica, dove sarebbe in grado di far costruire due grandi navi da inviare a Venezia cariche di merci preziose, come ad esempio, la pece, il legname o le corde. Ma dal momento che nessuno accetta di offrirsi come garante – neppure il suo fedele e assai benestante amico Federico Serego – il progetto fallisce e nel settembre del 1579, finisce addirittura in carcere per debiti. Scontata la pena, torna a Cracovia.
Però, nel 1581 è di nuovo all’estero, questa volta a Stoccolma, assunto al servizio della Regina di Svezia Caterina Jagellone, figlia di Sigismondo I e ,Bona Sforza, nonché sorella di Sigismondo II Augusto e, quindi, moglie di Giovanni III Re di Svezia.
Nella capitale svedese, Guagnino, nel contempo, riesce ad aprire e ad avviare egregiamente un’attività in proprio, con una bottega fornita di merce varia e con una vasta fattoria.
Ben presto i sovrani svedesi, volendo sviluppare i rapporti commerciali con la Repubblica veneta, decidono di inviarlo a Venezia per prendere alcuni accordi. Annunciano, allora, la sua partenza attraverso due lettere, una del 1 dicembre, di Caterina e l’altra dell’8 dicembre 1581, di Giovanni III, entrambe scritte in latino e indirizzate a Nicolò Da Ponte Doge di Venezia.
Quindi Alessandro lascia la Svezia dopo aver rilasciato, però, al suo stretto collaboratore, il veneziano Angelo Ventura, una delega affinché costui, in sua assenza, si prenda cura dei propri affari, per la durata d tre anni, dietro un compenso di 100 Talleri all’anno, più 32 Runstycke di rame da utilizzare per spese di viaggi e varie.
Il dialogo con la Serenissima sembra iniziar bene, tanto che a Venezia, egli, nel contempo, può avviare una attività collaterale; una sorta di succursale, da dove esportare merci in Svezia. Come risulta, poi, da una sua lettera del 28 luglio 1582, Guagnino comunica al Ventura di essere prossimo ad inviare presso la sua azienda di Stoccolma, Giovanni Giustiniani, un giovane nobile veneziano che, con l’incarico di Commesso, dovrà occuparsi del ‘negozio’ dell’arrivo di tutte le merci che verranno inviate da Venezia, tenendo d’occhio l’aumento della concorrenza: infatti altri due italiani, Girolamo Corner e Alvise Priuli hanno appena ottenuto la licenza di commerciare, anche loro, in Svezia; ma succede che poi, alla fine, anche questa volta, l’impresa col Doge non ha un seguito. Alessandro, allora, si trasferisce, per tre anni, a Verona al fine di curare di nuovo gli interessi di famiglia; dopo di che, nel 1586, decide di tornare in Svezia.
Ma non trova pace: da quando ha lasciato la carriera militare, è diventato una persona sempre più irrequieta e sempre più ambiziosa!
L’anno successivo, infatti, decide di trasferirsi di nuovo in Polonia. A Cracovia tenta di prender moglie, ma non gli riesce: sta, infatti, cercando una donna, che sia ricca, di famiglia nobile, magari anche giovane e bella, che gli assicuri una consistente dote. In Italia e in Svezia, con i falliti tentativi di investimenti per sé e per i sovrani, ha ormai sperperato tutte le sue ricchezze ed ora sta vivendo un brutto periodo di ristrettezze economiche: ha quindi assoluto bisogno di rimpinguare le proprie finanze.
Nel 1594, ormai cinquantaseienne, vuol prender moglie a tutti i costi; così, senza più pretendere come una volta, ora s’accontenta di molto meno, così sposa una semplice, comune cittadina di Cracovia.
Nel 1614, dopo ventotto anni di intensa attività per lo più nella capitale polacca e dopo venti anni di matrimonio senza prole, ormai settantaseienne, si spegne a Cracovia, contornato dall’affetto di sua moglie e dei suoi amici più cari.Alessandro Guagnino passa alla storia per la sua opera letteraria “Sarmatiae Europeae descriptio, quae regnum Poloniae, Litvaniam, Samogitiam, Rvssiam, Massoviam, Prvssian, Pomeraniam, Livoniam, et Moschoviae, Tartariaeque partem complectitur”, stampata a Cracovia nel 1578 in lingua latina, che va tradotta come “Descrizione dell’Europa Sarmata”, con illustrazioni dei paesi dell’Europa Orientale.
Fonti: Carlo Cipolla, Un Italiano nella Polonia e nella Svezia: tra il XVI e il XVII secolo, G. B. Paravia e C., Torino 1887 – Laura Ronchi De Michelis, Alessandro Guagnini [in:] “Dizionario Biografico degli Italiani”, Treccani, Roma 2003, Vol. 60.
Alberto Macchi
Foto di Original author: Alexander Guagnini himself probably.Author of scan: [1]. – Alexander Guagnini (1538-1614), Sarmatiae Europeae descriptio, Spira 1581. For more information see this link., Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=1986269