ROSA SCARLATTI (Bologna 1727 – Stoccolma 15.12.1775). Cantante Lirica, sorella del Compositore Giuseppe Scarlatti, nipote del Compositore Alessandro Scarlatti e quindi cugina degli altri due Compositori Giuseppe Domenico Scarlatti e Pietro Filippo Scarlatti in quanto, il primo è il figlio primogenito di Alessandro Scarlatti e l’altro il fratello di Giuseppe Domenico Scarlatti.
Pietro Filippo Scarlatti è romano, Organista e Maestro di Coro, oltre che Compositore.
Rosa è 23 anni più grande di lui. Pietro inizia la sua carriera musicale nel 1705 come Maestro di Coro della Cattedrale di Urbino. Tre anni dopo, nel 1708, suo padre lo porta a Napoli, dove diviene Organista di Corte. Nel 1728 compone quella che poi sarà la sua unica Opera Lirica, “Clitarco”, la quale viene messa in scena al Teatro San Bartolomeo. Fra i suoi lavori principali vi sono tre Cantate e diverse Toccate. Pietro morirà a Napoli il 22 febbraio 1750. Altri parenti di Rosa da parte della Famiglia Scarlatti sono: Anna Maria Scarlatti, Cantante, sorella di Alessandro Scarlatti; Francesco Scarlatti, Compositore, fratello di Alessandro Scarlatti; Melchiorra Brigida Scarlatti, Cantante, sorella di Alessandro Scarlatti; Tommaso Scarlatti, Cantante Tenore, fratello di Alessandro Scarlatti.
Rosa Scarlatti è anche madre del Ballerino Carlo Uttini e del Contrabbassista Adolfo Ludovico Uttini nati entrambi dal suo matrimonio con il Compositore Francesco Uttini.
Carlo, come suo padre e sua madre, si rivelerà subito un artista straordinario; verrà, infatti, considerato uno dei membri d’élite del Balletto Reale Svedese; sarà anche attivo come Cantante dell’Opera Reale Svedese, come Attore presso il Teatro Francese di Gustavo III, nonché presso il Teatro Reale Drammatico; e sarà, inoltre, nominato Ispettore dei Teatri Reali durante gli ultimi anni della sua vita; morirà all’età di 55 anni.
Rosa Scarlatti, studia nella sua Bologna, ma debutta come cantante lirica a Firenze nel 1747. A Venezia, dal 1752, Francesco Uttini fa parte, come Compositore Stabile, della Compagnia Teatrale Italiana presso il Teatro di San Moisè. Tale Compagnia è guidata da due impresari veneti, i fratelli Angelo e Pietro Mingotti. È all’interno di questo gruppo che Rosa, all’età di 25 anni incontra Francesco Antonio Baldassare Uttini, ventinovenne, bolognese anche lui. Qui, i due s’innamorano a prima vista, tant’è che all’inizio dell’anno 1753 decidono di sposarsi. Dal loro matrimonio nasce, l’anno stesso, il primogenito Carlo.
Rosa e suo marito, nel 1755, dovendo seguire, entrambi insieme, la Compagnia Teatrale Italiana invitata a Stoccolma con un ingaggio per un lungo periodo, dalla Regina Lovisa Ulrika, consorte di Re Adolpho Federico, si trasferiscono in Svezia col loro figlio di appena un anno e mezzo.
A Stoccolma con la Compagnia dell’Opera Italiana, sempre diretta dai fratelli Mingotti, entrambi si esibiscono – lei come Cantante, lui come Direttore d’Orchestra – alla Corte Reale Svedese, per due anni consecutivi.
Nel 1757, infatti, sono ancora impegnati presso la Corte Reale Svedese, sempre, con la Compagnia dell’Opera Italiana, insieme agli altri artisti italiani, Gaspera Beccaroni, soprano, Giovanni Croce, tenore, Elena Fabrice, contralto, Mariana Galeotti, soprano e Domenico Scogli, castrato.
Negli anni successivi Rosa si esibisce in concerti pubblici alla Camera Svedese dei Lord, al Teatro Bollhuset, spazio costruito nel 1627, nato, in verità, per quegli sport in cui è utilizzata la palla, il cui nome “Bollhuset” significa, appunto, “La Sala della Pallacorda”, ma chiamato anche Stora Bollhuset, ovvero “Grande Sala della Pallacorda”, Bollhusteatern, ossia, “Teatro Sala della Pallacorda” oppure Gamla Bollhuset, in italiano “Vecchia Sala della Pallacorda”, per lungo tempo considerato il primo vero teatro in Svezia e in tutta la Scandinavia.
Dato, poi, lo scioglimento della Compagnia dell’Opera Italiana a Stoccolma nel 1773, Rosa entra a far parte, come Cantante-Concertista direttamente presso la Corte Reale con la Compagnia dell’Opera Nazionale Svedese appena nata, sotto il regno di Re Gustavo III di Svezia. La sua prima prestazione è in seno alla rappresentazione ufficiale che ha luogo il 18 gennaio con l’opera scritta in lingua svedese, dal titolo “Thetis och Pelée” di suo marito Francesco Antonio Baldassare Uttini.
La Compagnia si esibisce fino al 1782 nel Teatro Bollhuset, ma quando, in quello stesso anno, viene inaugurato il Kungliga Teaterhuset, allora questo diviene la sede dell’Opera Reale.
Giuseppe Scarlatti, suo fratello, quindici anni più grande, nato, però, a Napoli e formatosi nella sua città natale, è un compositore che si dedica soprattutto alla produzione dell’Opera Seria e dell’Opera Buffa. Sarà, poi, attivo a Roma grazie all’interessamento del Cardinale Trojano Acquaviva d’Aragona.
Giuseppe inizia col dedicarsi alla Musica Sacra, così compone un Oratorio dal titolo “La Santissima Vergine annunziata”, un pezzo per musica, in occasione del compleanno della Regina Maria Amalia Walpurga, un “Laudate pueri”, poi e, infine, un “Laetatus sum”.
Apprezzato dalla nobiltà romana, egli ottiene un posto di rilievo assumendo, questa volta, l’incarico di Maestro di Cappella della Regina polacca in esilio, Maria Casimira, vedova di Giovanni III Sobieski, che, nel 1699, si stabilisce a Roma emulando il mecenatismo artistico espresso da Cristina di Svezia.
Per la regina, Giuseppe Scarlatti, nel 1709, compone l’Oratorio “La conversione di Clodoveo” e sette opere recitate per Carnevale nel Teatrino del Palazzetto Zuccari: l’architettura e le scene vengono curate dal famoso architetto e scenografo messinese Filippo Juvarra; il Dramma pastorale “La Silvia” e i Drammi per Musica “Tolomeo et Alessandro ovvero la corona disprezzata” e “L’Orlando ovvero la gelosa follia”, “Tetide in Sciro”, “Ifigenia in Aulide”, “Ifigenia in Tauri” e “Amor d’un’ombra e gelosia d’un’aura”. L’Oratorio e i Drammi si avvalgono di libretti di squisito gusto classicistico, ne è autore il segretario della regina, Carlo Sigismondo Capece, Poeta Arcade come lei e come Alessandro Scarlatti. Per la regina – che nel 1714, sommersa dai debiti, ripara in Francia, dove muore poco tempo dopo – Scarlatti compone inoltre Cantate, Serenate ed Oratori.
Giuseppe sarà attivo ancora: a Firenze, a Venezia, a Milano, a Napoli al Teatro San Carlo, fino nei maggiori teatri d’Europa, come quelli di Barcellona, Amsterdam, Vienna, Dresda, Copenaghen, Bonn, Praga. Nel marzo del 1760, in occasione dell’onomastico dell’Arciduca Giuseppe d’Austria, compone la Cantata “I lamenti d’Orfeo”. Nel 1767 sposa in seconde nozze Antonia Lefebvre e ha un figlio. Giuseppe muore a Vienna due anni dopo sua sorella.
Rosa Scarlatti, nata due anni dopo la morte di suo zio palermitano Alessandro Scarlatti è affascinata, fin da bambina, dalle sue composizioni di musica barocca. Alessandro, infatti, è ormai universalmente considerato dai musicologi del suo tempo come uno dei più importanti rappresentanti della Scuola Musicale Napoletana che ha diviso la sua carriera tra Napoli e Roma ed è ricordato col soprannome di “Orfeo Italiano”.
Alessandro Scarlatti si trasferisce giovanissimo a Roma, dove compie gli studi musicali ed esordisce nel 1679 come compositore teatrale con la sua prima opera dal titolo “Gli equivoci nel sembiante”. Conquista rapidamente quella fama nell’ambiente musicale romano che gli vale la protezione di Cristina di Svezia, la quale lo nomina Maestro della sua Cappella di Corte
Il 12 febbraio del 1679, inoltre, la Regina di Svezia, assistendo a una sua recita, subito vuole che quell’opera venga replicata al Collegio Clementino. Visto il lusinghiero esito di “Equivoci”, Cristina decide, così su due piedi, di adoperarsi per proteggere il compositore dallo scandalo scaturito all’improvviso dal matrimonio così detto ‘alla macchia’ della sorella Anna Maria con il Sacerdote Paolo Massonio Astrolusco. Ecco che da allora, fino al 1684, Alessandro Scarlatti verrà identificato con il titolo di “Maestro di Cappella della Regina”.
Ma Rosa sarà ulteriormente e soprattutto, affascinata da suo cugino, costui napoletano, Giuseppe Domenico Scarlatti figlio di Alessandro, che forse conosce personalmente e che morirà a Madrid, quando ella ha compiuto 30 anni d’età. Giuseppe Domenico è un clavicembalista e compositore di musica barocca. La sua produzione più nota consiste nelle “555 Sonate per Clavicembalo”, anche se poi, in realtà, ha composto numerose opere di Musica Sacra, per “ensemble” e di Musica da Camera e Organo.
Francesco Uttini, marito di Rosa Scarlatti, nel 1755 compone l’opera “Il Re Pastore”, per il Teatro di Drottningholm costruito di recente. In questo stesso anno svolge una intensa attività: porta, infatti, in scena, al Teatro di Drottningholm, altri due suoi drammi per musica con libretto di Pietro Metastasio, ovvero “L’isola disabitata” e “La Galatea”, opera seria, composta in Italia, l’anno precedente, nel 1754.
Nel febbraio del 1756 Rosa partorisce un secondo figlio maschio, Adolfo Ludovico.
Nel 1757, sempre al Teatro di Drottningholm, suo marito continua a debuttare con due Opere Serie, anche queste dal libretto di Metastasio, “L’eroe cinese” e “Adriano in Siria”. Dopo un periodo di riflessione, di riposo e di maggior dedizione alla famiglia, nel 1762 Francesco riprende a comporre, ma questa volta con uno spirito diverso.
Fino al 1771, anno della morte del Re di Svezia, Francesco Uttini, entra a far parte della Compagnia del Teatro di Stoccolma, per la quale compone subito un Concerto per Flauto e alcune Sonate per Clavicembalo.
In seguito, però, questa Compagnia Teatrale si scioglie. Allora egli si propone alla Corte Reale, dove viene subito accolto a prestare la sua opera come Kapellmästare, ovvero come Maestro di Cappella, al servizio del nuovo sovrano, Gustavo III. Intanto il suo primo figlio, Carlo, s’è definitivamente affermato come ballerino, mentre l’altro, Adolfo Ludovico, come contrabbassista.
Nel 1772, a Rosa Scarlatti di 45 anni d’età, per volere di Re Gustavo III, benché ormai non si esibisca più, le viene continuata la corresponsione di uno stipendio in qualità di Cantante di Corte, considerandolo come una sorta di pensione di vecchiaia. Rosa Scarlatti muore il 15 dicembre 1775 a Stoccolma, all’età di 48 anni.
Alberto Macchi
Foto: Autor, Wolfgand Hartmann – Kungliga biblioteket, Volné dílo, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=6715541