SALVATORE SIBILIA (Torino 29.6.1890 – Anagni 1969). Nasce da Luigi Sibilia, appartenente ad un’antica famiglia di Anagni e da Camilla Bonelli, figlia dell’ex Ministro della Guerra Cesare Bonelli. Giovane dal temperamento dinamico, va a studiare in Francia e si laurea a Grenoble in Lingua e Letteratura Francese, quindi, in Giurisprudenza, a Roma, presso l’Università “La Sapienza”.
Inizia la sua vita pubblica come giornalista professionista presso il quotidiano “Era Nuova” di Trieste; così nel 1919 partecipa, assieme al giornalista del “Corriere della Sera” Gino Berri, alla marcia guidata da Gabriele D’Annunzio, partita da Ronchi, il piccolo centro del Friuli-Venezia Giulia, con lo scopo di occupare la città di Fiume.
L’anno successivo, diviene collaboratore anche di altri giornali e viene insignito del titolo di Commendatore. Sposa la signorina M. V. nativa di Orvieto; ma pochi mesi dopo già si separa da lei, ottenendo subito, dal Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, anche l’annullamento del matrimonio. Nel 1922, a Trieste, visita la mostra personale dell’artista triestino di origini greche, Cesare Sofianopulo; ne rimane affascinato, così rilascia il seguente commento: “Il ritratto, secondo questo pittore, deve essere il simbolo della persona, il simbolo di un’anima; potenzialmente completo: la sintesi di tutti i sentimenti, la somma di tutti i vari aspetti mutabili di un carattere specifico. Fino ai primi mesi dell’anno 1930 continua a dedicarsi con passione al giornalismo; scrive infatti anche per “Vita Nova”, pubblicazione quindicinale illustrata dell’Università Fascista di Bologna, giornale fondato nel 1925 e diretto da Giuseppe Saitta, allievo di Giuseppe Gentile, con l’esplicito obiettivo di educare una nuova classe dirigente ai valori della “Rivoluzione”.
Ecco che poi, però, improvvisamente, ad un certo momento, decide di dedicarsi all’insegnamento e alla propaganda della cultura italiana all’estero.
Per cui partecipa a vari concorsi, finché nel 1930 vince la Cattedra di Lingua Italiana all’Università di Göteborg. Quindi parte per la Svezia. Nel paese scandinavo, all’interno dei suoi corsi, molto frequentati, inserisce un ciclo di cinque conferenze sull’Arte e sul Paesaggio del Lazio. Diviene presto un perfetto conoscitore della vita svedese, così impartisce lezioni sui costumi regionali femminili della Svezia. Dal febbraio alla fine di maggio 1932 tiene un corso molto impegnativo con un totale di circa venti interventi. Sempre a Göteborg, nello stesso anno, fa anche due conferenze artistico-turistiche: una sul Lazio e l’altra sull’Umbria, illustrate entrambe da proiezioni cinematografiche. Invitato, nel marzo del 1932, dall’Istituto Dante Alighieri di Stoccolma, parla colà, dell’arte straordinaria di Luigi Pirandello.
Ancora, come Lettore, nel 1933 tiene, presso l’aula magna dell’Università di Göteborg, in coincidenza con le celebrazioni ufficiali di Ferrara, un’interessantissima conferenza sul personaggio di Lodovico Ariosto, illustrandola, com’è ormai sua consuetudine, con l’ausilio di proiezioni di filmati. In quell’occasione assiste un numeroso pubblico, fra cui il Barone Serena di Lapigio, Segretario di Legazione, che accompagna S. E. il Marchese di Soragna, Ministro d’Italia, assieme alla Marchesa sua moglie. Il periodico mensile “Annali del Facismo” fondato da Giuseppe Rispoli, al N. 1 del gennaio 1934, riporta “Nell’Università svedese di Göteborg il Dottor Salvatore Sibilia, Lettore di Lingua Italiana, ha dato impulso alla lingua nostra e all’attività culturale inerente. I frequentatori di Corsi di Grammatica, di Esegesi di Testi e di Letteratura Italiana sono un centinaio quasi; ed il numero – data la presenza di altri Corsi di Italiano a Stoccolma, ad Upsala e a Lund – è notevole. Il Lettore d’Italiano svolge attività complementare, costituita da conferenze di vario argomento, che il pubblico di Göteborg mostra di gradire”. Sempre a Göteborg, il giorno 5 ottobre dello stesso anno, nell’Aula dell’Università, il Dottor Salvatore Sibilia inizia i corsi di lingua e letteratura italiana.
Intanto nel 1935 altri italiani, còlti quanto lui, s’affacciano in Svezia per proporsi in vari settori d’impiego, nella speranza di occupare posti prestigiosi presso le istituzioni, proprio mentre diversi operai, per lo più specializzati, stanno giungendo dalla Polonia a Malmö, a Göteborg, a Hälsingborg, a Bromòlla e a Oskarström, per occupare specifici posti di lavoro.
Ma ecco che, improvvisamente, a Salvatore Sibilia, viene offerto l’incarico professore di italiano presso il Liceo “Carol I” di Craiova, in Romania e, successivamente, presso l’Istituto di Cultura Italiana di Bucarest. Diverrà, poi, Direttore dell’Istituto di Cultura Italiana a Dubrovnik, l’antica Ragusa, in Croazia.
Sibilia, oltre che come giornalista e docente universitario, è ricordato in veste di fecondo e pregevole scrittore, nonché come critico, storico e romanziere. Tra le sue pubblicazioni più importanti, vanno ricordate: “Divagazioni orvietane”, Orvieto 1908; “La Cattedrale di Anagni”, Orvieto 1914; “La famiglia ed il luogo di nascita di Innocenzo III”, Orvieto 1916; “Pittori e scultori di Trieste”, Milano 1922; “Come tutti, come nessuno”, Firenze 1926; “Il figlio morto due volte”, Cuneo 1929; “Squarcio d’azzurro” Romanzo, Roma 1931; “La misura del male”, Roma 1932; “La Marcia di Ronchi”, Roma, 1933; “La Svezia dai Vichinghi a Greta Garbo”, Roma 1936; “Guida Storico-artistica della Cattedrale di Anagni”, Anagni 1936; “Il Generale Bonelli: Contributo agli studi del Risorgimento”, Roma 1937; “La Città dei Papi”, Roma 1939; “La Romania da Decibalo a Carlo II”, Bologna 1939; “Italiani nella Svezia dal 1000 al 1800”, Bologna 1943; “Bonifacio VIII”, Roma 1949; “Innocenzo III”, Roma 1951; “Raffaele Ambrosi De Magistris e la storiografia di Anagni”, Roma 1955; “La casa di Santa Brigida in Piazza Farnese a Roma”, Roma 1960; “L’abate Luigi Marangoni, Agiologo e Archeologo del Settecento”, Roma 1961; “Storia dei Canonici della Cattedrale di Anagni, del loro patrimonio e dei loro privilegi”, Roma 1964.
Il suo libro “La Città dei Papi”, pubblicato a Roma nel 1939, tratta la storia di Anagni dalla fondazione ad opera degli Ernici fino al ventennio fascista. Il volume è arricchito dalla prefazione di Pietro Fedele, Ministro della Pubblica Istruzione dal 1925 al 1928 e Deputato del Collegio di Sora per la Lista Nazionale prima e per il Partito Nazionale Fascista poi. Lo Stemma di Anagni stilizzato è rappresentato, sulla copertina, con i classici tratti dell’arte del novecento.
Nel suo libro “La casa di Santa Brigida in Piazza Farnese a Roma”, poi, pubblicato a Roma nel 1960 si legge: “A Djursholm presso Stoccolma ci sono le Monache di Santa Brigida che hanno comperato una casa nelle vicinanze di Vadstena e ripristineranno il culto cattolico in questa storica e culturale località della Svezia”. Sibilia si interessa a Santa Brigida in quanto ella rappresenta il legame tra Italia e Svezia: nata, infatti, a Finsta in Svezia nel 1303, muore a Roma nel 1373. Benché sposata e madre di ben otto figli, diviene una religiosa francescana terziaria. Quindi le capita di vivere una straordinaria esperienza mistica ricca di rivelazioni, ricevute da Gesù, da Maria e da alcuni santi. Decide, allora, di fondare l’Ordine del Santissimo Salvatore. Ma presto decide di lasciare la Svezia per trasferirsi in Italia. Si stabilisce a Roma e visita Milano, Pavia, Assisi, Bari, Ortona, Benevento, Arielli, Pozzuoli, Napoli, Salerno, Amalfi e il Santuario di San Michele Arcangelo sul Gargano. Poi, con l’ultimo pellegrinaggio giunge, addirittura, fino in Terra Santa. A Gerusalemme, però, si ammala. Fa appena in tempo a tornare a Roma che muore. Viene sepolta provvisoriamente nella Chiesa romana di San Lorenzo in Damaso, per essere, infatti, più tardi, trasferita definitivamente nel Monastero di Vadstena in Svezia. Alcune sue reliquie, però, rimangono custodite a Roma nelle Chiese di San Lorenzo in Panisperna e di San Martino ai Monti. Proclamata santa nel 1839 da Bonifacio IX, dal 1891 diviene Patrona di Svezia per volere di Leone XIII. Nel 1999, infine, Giovanni Paolo II la dichiara Compatrona d’Europa insieme alle Sante Caterina da Siena, Santa Teresa Benedetta della Croce e ai Santi Benedetto da Norcia, Cirillo e Metodio.
Ecco, a conclusione, qui di seguito, alcuni interessanti aneddoti e alcune curiosità: nel 1962 lo scrittore Willy Pocino, dedica a Salvatore Sibilia il saggio critico bibliografico dal titolo “Salvatore Sibilia come storico di Anagni” e nel 1994, sua moglie, vedova, donerà parte della biblioteca privata di suo marito, all’Istituto di Storia e di Arte del Lazio Meridionale, con sede ad Anagni; nella Biblioteca Universitaria di Bologna, presso l’Archivio Cervesato, sono conservate alcune sue lettere, datate 1934 e 1935, indirizzate al suo amico scrittore Arnaldo Cervesato, nonché una cartolina postale che raffigura una veduta del Porto di Göteborg, impostata a Göteborg in data 27 ottobre 1934, con sopra riportati i saluti per Arnaldo Cervesato; ancora da Göteborg, ma in data 27.2.1935, Sibilia invia a Cervesato, una lettera, anche questa, conservata presso la Biblioteca Universitaria di Bologna, nel cui contenuto sostanzialmente egli ringrazia Orazia Belsito Prini per l’invio d’un suo opuscolo che parla di Cervesato; Sibilia, infine, incontra una serie di problemi per la pubblicazione d’un suo libro sulla Svezia, perché Cambise, che trattiene il manoscritto da molti mesi, non si fa più sentire, il 15 dicembre, infatti, costui si è sposato con Anna Lisa, protagonista del suo romanzo “Squarcio d’azzurro”, pubblicato con la prefazione di Cervesato.
Alberto Macchi
Photo: Università di Göteborg by Natonato – Own work, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=16757720