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Kim Jong Un visita impianto bombe nucleari: sono irrinunciabili

Roma, 29 gen. (askanews) – Il leader supremo della Corea del Nord, Kim Jong Un, ha effettuato un’ispezione presso la struttura di produzione dei materiali nucleari per la costruzione degli ordigni atomici del paese, lanciando un messaggio – probabilmente al suo possibile futuro interlocutore Donald Trump – sull’irrinunciabilità per Pyongyang del suo dispositivo strategico.

E’ la seconda volta che i media ufficiali nordcoreani mostrano gli impianti, comprese apparentemente le decine di centrifughe che si trovano all’interno di questa struttura di produzione, con tanta enfasi.

“Il rispettato compagno Kim Jong Un ha elogiato gli scienziati, i tecnici, i lavoratori e i funzionari del settore della produzione di armi nucleari per i notevoli successi ottenuti nei nuovi progetti a lungo termine. Ha sottolineato il loro impegno nell’affrontare i compiti assegnati dall’Undicesima Riunione Plenaria dell’VIII Comitato centrale del Partito dei lavoratori coreani, dopo che il settore della produzione di materiali nucleari, l’Istituto per le armi nucleari e altre aree correlate hanno registrato risultati straordinari nel 2024”, si legge nel comunicato diffuso dai media statali.

Kim “ha sottolineato che il 2025 sarà un anno cruciale, poiché segnerà il completamento degli obiettivi quinquennali assegnati dall’Ottavo Congresso ai settori della ricerca e della produzione di armi nucleari. Ha affermato che questo sarà un punto di svolta fondamentale per l’attuazione della linea strategica del Partito e del governo della Repubblica democratica popolare di Corea (DPRK) per il rafforzamento delle forze nucleari. Ha inoltre ribadito la necessità di mantenere alto lo spirito combattivo e di raggiungere successi epocali nel superamento degli obiettivi di produzione di materiali nucleari a uso militare e nel rafforzamento dello scudo nucleare del Paese”, secondo quanto ha riferito la nota.

Il leader nordcoreano, ancora, ha “ribadito che garantire la pace e la sicurezza attraverso la forza è la modalità di lotta più giusta e un principio immutabile” e ha “evidenziato la gravità della situazione esterna che la DPRK sta affrontando, sottolineando come le forze ostili stiano cercando di rafforzare la propria supremazia militare”. In tal senso, ha continuato Kim, “l’unica forza assoluta capace di contenere completamente i nemici e di prendere l’iniziativa nel controllo della situazione non si ottiene con dichiarazioni o slogan, ma attraverso l’accumulo e l’aumento esponenziale della capacità nucleare pratica”.

Kim ha inquadrato la questione della sicurezza della Corea del Nord, che si trova nella regione “più instabile al mondo”, nel quadro di un “rafforzamento continuo dello scudo nucleare per affrontare non solo le minacce esistenti, ma anche i potenziali pericoli futuri”. E ha sottolineato che “questo è essenziale per garantire la sovranità, gli interessi e il diritto allo sviluppo dello Stato, non solo per il presente, ma anche per le prossime generazioni”, aggiungendo che “ogni sforzo deve essere subordinato al rafforzamento del prestigio dello Stato e alla difesa dei suoi interessi e che lo sviluppo illimitato della postura di contro-reazione nucleare del Paese è un compito politico e militare imprescindibile”.

La visita, mostrata con ampiezza di immagini dalla stampa ufficiale nordcoreana, appare essere un messaggio al presidente Usa Trump, appena tornato alla Casa bianca, che vorrebbe tornare a intrecciare un dialogo con Kim, dopo i tre summit tenuti nel suo primo mandato, che avevano fatto sperare in un accordo, ma che poi si sono risolti in un nulla di fatto. Il nodo che fu possibile, allora, sciogliere fu proprio quello della rinuncia immediata, totale e irreversibile alle armi nucleari da parte della Corea del Nord, che Washington voleva preventivamente alla normalizzazione dei rapporti, con la revoca delle sanzioni.

L’enfasi di Kim sull’irrinunciabilità delle armi atomiche potrebbe essere un posizionamento preventivo rispetto alla futura apertura di un tavolo di negoziato con Trump. Dall’amministrazione americana – prima dal neosegretario alla Difesa Pete Hegseth, poi dallo stesso Trump – sono arrivate timide aperture su questo fronte, quando la Corea del Nord è stata definita una “potenza nucleare”. Questo è proprio il riconoscimento che Pyongyang vorrebbe. Tuttavia di fronte a queste affermazioni non formali arrivate da Washington, la Corea del Sud è intervenuta, segnalando al partner americano che il Trattato di non proliferazione nucleare barra la strada alla creazione di nuove potenze nucleari.