Abbraccia la crisi. Accoglila. Non scappare. Non voltarle le spalle. Affrontala a viso aperto, anche se è brutta e fa male.
L’ho detto tante volte ai miei pazienti al lavoro, ma non ho mai spiegato loro come si fa. Non perché non sia un bravo psicologo ma perché non so come si fa. Nessuno lo sa veramente. Ognuno deve trovare la propria strada. A volte hai bisogno che qualcuno ti affianchi, come un buon amico, un partner, una figura religiosa o appunto uno psicologo. Qualcuno che ti indirizzi, che ti consigli, che ti guidi. Ecco, quello lo so fare. Per gli altri, ma quando si tratta di farlo per me stesso la situazione cambia. Cambia come ogni crisi, che è diversa da quella precedente e da quella successiva. Nel momento in cui trovo il metodo giusto, il sistema non funziona più e devo cercarne uno nuovo.
Questa volta ho provato il metodo letterario. No, non è basato sul mettersi al computer e scrivere. Quello l’ho già usato più volte con fortune alterne. Questa volta abbraccerò letteralmente la crisi.
Negli ultimi mesi ho lottato con la carenza d’ispirazione. Ho guardato allo schermo del portatile con odio e paura come fosse un oggetto estraneo e ingiusto nei miei confronti quando invece era solo uno specchio. Così ho deciso di abbracciare il computer, il mouse e tutti i cavi elettrici. È stato uno shock constatare che non abbia funzionato.
Mi sono torturato coi pensieri di non essere un buon padre e di passare poco tempo coi miei figli. Così ho cercato l’influenza positiva dei loro abbracci dolci e calorosi. È stato bello, ma sono rimasto influenzato dal loro moccolo e sono rimasto a casa per due giorni.
Ho dormito poco e male. Ho fatto fatica a prendere sonno e mi sono svegliato spesso nel cuore della notte. Così ho abbracciato il letto per prendermi solo cinque minuti di pausa da tutto e tutti… e dopo un’ora e mezza mi sono rialzato.
Sono rimasto deluso dalla politica in Svezia che mi porterà a dover cambiare lavoro anche se non voglio. Così ho abbracciato una bella svedese dai capelli gialli come l’oro. Mia moglie però non ha gradito e mi sono ritrovato con un occhio nero come la notte e tanto dolore. Allora ho provato ad abbracciare anche la mia compagna di vita per cercare di rimediare al precedente misfatto, ma anche qui ne sono uscito con un niente di fatto.
Non sono stato in sintonia con il mio corpo e la natura circondante. Ho trascurato gli allenamenti e non sono stato abbastanza fuori all’aria aperta. Così ho abbracciato gli alberi in cerca di pace, ma sono solo rimasto cosparso di pece.
Alla fine mi sono accorto che tra tutte le cose che ho fatto, l’unico che non ho abbracciato, accudito e coccolato è stato me stesso. Così mi sono fatto spedire dall’Italia un pacco di biscotti. Quali? Gli Abbracci ovviamente.
Roberto Riva