Il giornalista Orio Vergani fu sempre attratto dal connubio fra letteratura e gastronomia. Nel novembre del 1926 Vergani, con vari altri amici, ebbe l’idea di lanciare un premio letterario mentre sedevano a tavola presso la trattoria toscana di Alberto Pepori in via Bagutta a Milano e fu così che nacque il Premio Bagutta. L’idea era quella dei caffè letterari dove intellettuali si riunivano a discutere di letteratura immersi però nella cultura gastronomica italiana intuendo che la ricchezza della nostra alimentazione faceva parte di un patrimonio culturale da valorizzare e proteggere. Vergani stesso scrisse che l’idea dell’accademia era nata dal suo stupore di trovare nel Veneto camerieri che gli offrivano cotolette alla milanese e vini. toscani e si stupivano ch’egli volesse assaggiare delle luganeghe accompagnate da vini del Piave.
La sera del 29 luglio 1953 a Milano un gruppo di amici fra cui Giò Ponti, Arnoldo Mondadori, Dino Buzzati Traversi guidati dal giornalista Orio Vergani erano a cena al ristorante dell’Hotel Diana a Milano e tra una portata e l’altra nacque l’idea di riunire delle persone col compito di proteggere la cultura della civiltà della tavola e di promuoverne e favorirne il miglioramento in Italia ed all’estero.
Il nome fu lungamente dibattuto dai fondatori dapprima indecisi tra “Associazione” o “Club” ma poi subito si convinsero che ”Accademia” sarebbe stato il nome giusto. Fu poi deciso da Orio Vergani che non si sarebbe trattato di un’Accademia della cucina italiana, bensì di un’Accademia Italiana della Cucina.
L’Accademia si é sviluppata nel tempo ed é diventata nel 2003 Istituzione Culturale della Repubblica Italiana e, con le sue 306 Delegazioni e Legazioni in Italia e nel mondo, opera affinché siano promosse iniziative per diffondere una migliore conoscenza dei valori tradizionali della cucina italiana.
Gli studi e le ricerche che l’Accademia svolge su tutto ciò che riguarda la Civiltà della Tavola passano anche attraverso un’intensa attività conviviale che costituisce occasione d’incontro e di scambio d’idee tra gli Accademici e, soprattutto, un momento di approfondimento, sperimentazione e monitoraggio dello stato della ristorazione nel proprio territorio.
Il Simposiarca, che é l’Accademico designato di volta in volta all’organizzazione dell’incontro conviviale, sceglie un ristorante nel territorio della propria Delegazione, concordando con lo chef un determinato menu. I partecipanti, attraverso una scheda di valutazione, esprimono il loro giudizio sulla capacità dello chef di interpretare il menu stesso, sulla qualità dei prodotti, sull’abbinamento dei vini, sull’ospitalità e accoglienza del locale e sul rapporto prezzo/qualità. La riunione conviviale è spesso arricchita da interventi culturali affidati ad Accademici od a qualificati relatori.
Numerose sono le attività editoriali promosse dall’Accademia; tra queste la rivista mensile Civiltà della Tavola che è l’organo d’informazione dove si dibattono temi di carattere culturale e gastronomico, i volumi della Biblioteca di Cultura gastronomica, la Guida ai Ristoranti, il Ricettario, la Tradizione a Tavola ed i Quaderni.
La sua attività di indagine e di divulgazione è affidata al Centro Studi “Franco Marenghi”, ai 24 Centri Studi Territoriali che svolgono, in modo capillare, la ricerca sulla cultura gastronomica di ogni singolo territorio ed alla Biblioteca.
A Stoccolma da molti anni è presente una Delegazione che interpreta localmente lo spirito dell’Accademia e lavora principalmente per garantire la difesa dell’autenticità della cucina italiana, molto spesso soggetta a dubbie manipolazioni. Numerosi sono i ristoranti italiani visitati nella zona di Stoccolma da accademici italiani e svedesi e vari sono stati i riconoscimenti ed i premi rilasciati a locali ed a ristoratori meritevoli di aver protetto la cucina tradizionale italiana in terra di Svezia.
Per conoscere meglio L’Accademia e le sue attività si può visitare il sito www.accademiaitalianadellacucina.it.