Oggi è il giorno fatidico. Sapevo che sarebbe arrivato. Avrei tanto voluto evitarlo ma non è stato proprio possibile.

Scendo dal mio cavallo, lo accarezzo e gli sussurro parole dolci di ringraziamento. Poi gli do una pacca sul dorso e lo lascio andare. Mi ha dato tanto ed è ora di lasciarlo libero. Questa parte del tragitto la devo fare da solo. Lui non può seguirmi in questa nuova sfida.

Mi sistemo l’armatura, inspiro profondamente e faccio il primo passo in avanti. Subito vengo bloccato dal primo ostacolo. È un portone enorme che sbarra la mia strada. Alzo gli occhi al cielo e a fatica ne vedo la fine. Ansimo e il cuore mi batte forte. Non serve a niente spostarmi a destra e a sinistra perché non c’è modo di aggirarlo. Se lo avessi notato qualche mese fa sarei forse riuscito a evitarlo ma ormai non si può. Il portone di bronzo mi toglie il fiato mi oscura la vista. Intarsiati come bassirilievi noto delle scritte e dei disegni sulla superficie. Il più grande che capeggia in alto recita in lettere runiche “Arbetsförmedlingen”. All’inizio non ne colgo il significato ma dopo aver fatto un passo indietro e averlo osservato da un’altra prospettiva capisco quello che devo fare. L’unico modo per superarlo è risolvere gli enigmi proposti dal portone. Interpreto i segni e schiacciando dei bottoni indico la mia età, le mie esperienze nelle precedenti battaglie, il mio livello di conoscenza e di competenze come guerriero della mente. Lo chiamano riassunto dei propri Combattimenti Virtuosi, abbreviato in CV. Ricontrollo tutto con attenzione e tiro una leva. L’ingranaggio si mette in moto e il portone di bronzo comincia a muoversi. Si sta aprendo e s’intravede uno spiraglio, una fessura di luce. Il sorriso però dura poco sulle mie labbra perché il suono cupo del portone che si blocca mi lascia smarrito. Cosa avrò scordato? Ho dimenticato di controllare tutte le parti delle incisioni, anche quelle più piccole che sembravano solo degli sfregi eseguiti malamente dai miei predecessori frustrati con dei coltellini da quattro soldi. Le scritte mi chiedono di mettermi subito all’opera e di indicare il mio livello di conoscenza e di competenze, le mie esperienze nelle precedenti battaglie e la mia età… esattamente gli stessi Combattimenti Virtuosi (CV) di prima ma in un altro ordine. Oh mio Odino! Alzo gli occhi al cielo e sbuffo. Provo a spingere il portone ma non si muove di un centimetro, così, con le dita delle mani, cerco i tasti giusti e alla fine, grazie al Valhalla, il portone si apre del tutto.

Non posso però ancora andare avanti perché la rete di ragnatele mi avvolge e mi rende difficile il passaggio. Per liberarmene devo anche incidere su tavolette di creta i miei piani futuri riguardanti le prossime battaglie. Una pergamena che mi viene consegnata dal sommo emissario reale Minasidor fornisce esempi di elementi da conservare per provare che io abbia veramente partecipato a quelle lotte, tipo gli elmetti degli avversari, il mio scudo scalfito dai colpi oppure tracce di sangue delle vittime sulla mia spada.

Appena concluso il giuramento sui miei propositi davanti al trono reale m’imbatto in un nuovo ostacolo. Un nuovo portone, altrettanto grande e possente come il primo, ma fatto d’argento. Questa volta non perdo tempo e provo subito a interpretare i disegni e le indicazioni incise. Per oltrepassare questo portone dovrò procurarmi una spada speciale. La maestosa spada di acciaio inossidabile dal nome altisonante, Arbetsgivareintyget. Una spada forgiata nel vulcano del mio ultimo anno di guerriglia. Una spada con le tacche dettagliate di ogni ora, giorno e mese di duro sforzo sul campo di combattimento. Una volta procurata la grande portatrice di gloria dovrò infilarla nella fessura del cancello d’argento e spingere con tutte le mie forze. Solo allora la grande scritta dell’Akassa s’infuocherà illuminando a giorno la notte e aprirà le porte alla mia sopravvivenza. Gli arcieri che vigilano l’ingresso di Akassa però mi terranno sempre sotto tiro e non mi permetteranno di sgarrare. Vorranno sapere tutto quello che faccio, settimana per settimana, senza sosta e senza errori. Pena il taglio delle risorse e probabilmente di specifiche parti del corpo.

Potrei proseguire il mio viaggio ma lì vicino, questa volta un po’ defilato, c’è un terzo portone. Più piccolo ma più prezioso, fatto d’oro e con incisioni ancora più complicate da interpretare. Non tutti sanno della sua esistenza e pochi sfruttano le conoscenze dei druidi che vivono oltre il passaggio del portentoso Fackförbundet. Una volta avuto accesso alle stanze segrete, uno stregone Folksam potrà offrirmi l’elisir Inkomstförsäkringen, che mi potrà darmi fino all’ottanta per cento delle mie energie vitali in caso di ferite durante la mia permanenza nell’Arbetslöshet.

Non è stato facile oltrepassare questi tre maledetti portoni. Il primo mi è costato un po’ del mio orgoglio, gli ultimi due mi sono costati energie mentali per risolvere i loro enigmi e anche sangue, sudore e tributi in monete d’oro al re durante i miei anni di battaglie. Ne è però valsa la pena. Ora sono finalmente libero di cercare nuove armature in questi sterminati campi di grano e erba alta, dove migliaia di combattenti come me hanno lottato, cercato la gloria, perso e poi ritrovato la loro dignità. Sono finalmente arrivato al grande Välfärd norreno.

Roberto Riva
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