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Malumori M5S, tardano regole sui mandati ma Conte è quasi pronto

Roma, 6 feb. (askanews) – “In effetti un po’ di malumore c’è, nei gruppi parlamentari”: a mezza voce, una figura di spicco del Movimento 5 stelle racconta di un sentimento diffuso nel gruppo dirigente e nei gruppi parlamentari per il ritardo nella formalizzazione della proposta di nuove regole sui mandati elettivi nelle istituzioni. Il famoso limite dei due mandati è stato abolito dal voto degli iscritti addirittura lo scorso novembre, ma i quesiti erano multipli, un sondaggio più che una decisione: mentre è certo che potrà candidarsi a sindaco o presidente di Regione anche chi avrà già completato i due mandati parlamentari, per le altre norme da inserire nel codice etico il presidente del Movimento, Giuseppe Conte, si è confrontato per ben due volte a gennaio con il Consiglio nazionale ed ha promesso di depositare una proposta al Comitato dei Garanti (essendo stata abolita, con doppia votazione, la figura del Garante fino ad allora rappresentata dal fondatore Beppe Grillo).

Tutto fermo, nulla finora è stato formalizzato all’organismo presieduto dall’ex presidente della Camera Roberto Fico (l’ex parlamentare Laura Bottici e l’ex sindaca di Roma Virginia Raggi le altre due componenti: nel complesso tutti interessati al tema mandati e quindi, sibilano i più critici fra i 5 stelle, in conflitto d’interessi). Se ci sono state interlocuzioni “probabilmente hanno viaggiato informalmente solo sull’asse Conte-Fico”, oltre che su quello fra Conte e il fedelissimo deputato-notaio Alfonso Colucci, “forse l’unico che viene consultato davvero sulla materia”, dice, sempre a taccuini chiusi, la citata figura di spicco dei 5 stelle.

Pressate sull’argomento, le fonti vicine al leader garantiscono che il taglia e cuci giuridico “è prossimo al deposito”, ma cosa è andato storto, allora? Il punto è che soprattutto la seconda riunione del Cn è stata alquanto vivace, ed ha lasciato emergere diffuse perplessità sugli orientamenti espressi da Conte: vero è che, sconfitta nel “processo costituente” e nel voto on line la fronda “grillina” ortodossa, non c’è una minoranza o un dissenso precostituito nei confronti dell’ex presidente del Consiglio. Neppure uno scontro. Chi c’era, però, racconta che molti fra parlamentari e dirigenti “davano per scontato che il limite dei due mandati, sconfessato dagli iscritti, fosse superato almeno in direzione di un terzo giro nei palazzi”, mentre Conte ha frenato sia internamente che all’esterno, facendo filtrare la sua ferrea volontà di non consentire la trasformazione del Movimento in una fabbrica di carriere politiche. L’assemblea gli ha restituito, se non un “no” franco, quantomeno una diffusa insoddisfazione rispetto alla sua idea di impedire la liberalizzazione del terzo mandato elettorale, filtrandola attraverso il sistema delle deroghe al limite di due elezioni: ma chi deve decidere sulle deroghe? La base? I dirigenti? Conte stesso? Sono interrogativi che agitano la discussione interna.

“Sì, Conte – racconta una delle voci interne più lontane dal giro contiano – vuole pervicacemente tenersi una quota di riserva. Allora il punto è: quante nomine si può riservare senza stravolgere le decisioni degli iscritti rispetto ai candidati da valutare? Anche perché al prossimo giro i posti saranno sempre meno… Quindi le sue scelte, saturando i primi posti in lista, potrebbero di fatto bastare a decidere i prossimi eletti, senza che nessuno possa ragionevolmente ambire a competere per un posto”. Ma il quadro resta frastagliato, “tra virgolette è un tutti contro tutti, per diverse visioni e per interesse naturale”, spiega un deputato di lungo corso. Esempio: agli ex parlamentari, molti dei quali ambiscono a rientrare, piace la regola della pausa di una legislatura, perché loro la stanno facendo e li rimetterebbe subito in pista, con un vantaggio su chi sta facendo ora il secondo giro. Di tutt’altro avviso sono molti di quelli che stanno svolgendo il secondo mandato, non attratti dall’idea di cercarsi un lavoro almeno per i prossimi cinque anni. C’è anche un’altra linea di frattura: ci sono, raccontano fonti interne, insospettabili big convertiti alla linea “partitista”, che vorrebbero archiviare per sempre le “parlamentarie”, cioè il passaggio libero delle candidature al vaglio degli iscritti, uno dei marchi di fabbrica caratteristici dei 5 stelle dell’era Grillo.

Insomma, è l’analisi di una voce interna autorevole, “ognuno aveva un’idea sua sulle cose uscite da Nova” (l’assemblea che ha chiuso il “processo costituente”) e comunque “forse abbiamo sottovalutato che i quesiti multipli erano anche in contrasto, non esiste una soluzione che tenga dentro tutto”. A decidere sarà Conte, si vedrà se, come dicono i suoi, la proposta delle nuove regole è effettivamente vicina ad essere presentata ai garanti (e poi votata dalla base degli iscritti, con ogni probabilità), e soprattutto se, e come, l’ex premier riuscirà a evitare di creare nuovo malcontento, visto che comunque accontentare tutti sarà tecnicamente impossibile.