Una promessa è una promessa. Soprattutto se è un regalo. Specialmente se si tratta di spa.
Non sto parlando di un biglietto per andare a vedere il Grand Prix del Belgio di Formula 1 e nemmeno la pazza idea di aprire una società per azioni. Mi riferisco, invece, a un centro benessere: bagni caldi, saune e relax. Un dono per il compleanno di mia moglie.
Il progetto è semplice: scegliere una giornata infrasettimanale, chiedere ferie dal lavoro e prenotare in una delle tante bellissime spa che Stoccolma offre. Fatto. Ora basta solo liberarsi dei bambini. Come fare senza incappare in qualche crimine e senza coinvolgere i servizi sociali? Così: prepariamo una borsa leggera con il cambio, lasciamo i bambini a scuola e io e mia moglie fuggiamo in macchina come ladri pronti al delitto perfetto. Scappiamo prima che i due marmocchi si voltino e in men che non si dica siamo diretti verso la nostra meta. Usciamo dal traffico cittadino e man mano che ci allontaniamo ci ritroviamo sempre più immersi nel verde dell’arcipelago stoccolmese finché giungiamo a destinazione.
Il personale della spa ci fornisce costume, accappatoio e ciabatte e siamo pronti. Dopo gli ultimi giorni di lavoro io sono teso come uno spaghetto. Provvedo subito a immergermi nell’acqua a 39 gradi e comincio ad ammorbidirmi. Mi piego ma non mi spezzo, da bravo spaghetto italiano. Manca il sale ma non importa. Anzi c’è anche quello, mi correggo, ma serve per il bagno turco.
Non faccio in tempo a sciogliermi un po’ che è arrivato il momento delle attività che il centro propone. In ritardo e in palese contraddizione con l’atmosfera di calma e armonia, corriamo verso la classe di Yin yoga. Nonostante sia rigido come un colonnello tedesco della DDR in pensione mi metto diligentemente nelle posizioni suggerite e ascolto il mio corpo. Lo faccio talmente bene che a un certo punto sento uno strappo. Temo sia il muscolo quadricipite della coscia o che mi sia scappata una puzzetta, ma per fortuna è solo il costume che si è un po’ lacerato a lato. Niente di grave. Respiro profondamente. Il corpo e la mente si mettono per una volta tanto d’accordo e comincio a sentire i benefici della pratica ascetica. Suona il gong ed è purtroppo già ora di lasciar spazio ad altre classi. Infatti il programma propone mezz’ora di completo silenzio, immersi nella profondità dei propri pensieri. Rimango senza parole: da quando sono diventato padre non so più cosa sia. È un’attività che consiglio vivamente ai miei figli ma temo che non la praticheranno mai. Vorrei rimanere ma passo oltre perché con tutta l’acqua che ho bevuto devo andare assolutamente in bagno.
Quello che invece non mi perdo è la meditazione sonora con le campane tibetane. È una meditazione accompagnata dal suono e dalle vibrazioni provocate da ciotole di metallo simili a insalatiere o scodelle per la zuppa calda di diverse grandezze. Le sensazioni sono estremamente piacevoli e tranquillizzanti. L’insegnante – la stessa della classe di yoga – si è trasformata in una deejay, o una batterista heavy metal se si preferisce, con tutte le ciotole disposte a semicerchio davanti a sé. Il suo concerto è meraviglioso e molto distensivo per i nervi. Dopo pochi minuti spalmato bellamente sul pavimento perdo il contatto con il mondo dei vivi. Nonostante mi senta pesante come una betoniera di cemento, Morfeo mi trasporta via lontano oltre l’orizzonte trascinandomi per i talloni. Mi risveglio ogni tanto per il mio stesso russare e quando la classe finisce non ho nessuna voglia di andarmene. Farfuglio “Mamma, ancora cinque minuti!” mentre mia moglie mi toglie senza pietà la copertina calda e mi espone ai freddi venti nordici che mi congelano anche i pensieri.
Dopo un pranzo sopraffino c’è ancora tempo per esplorare la spa. Faccio una ripassata ai bagni termali, sia per il corpo sia per i piedi. Per curiosità provo subito il bagno turco che mi lascia senza fiato come solo quelli che hanno mangiato aglio in abbondanza sulla metropolitana affollata sanno fare. Non appena metto mezzo piede dentro, infatti, sento il respiro mancare a causa del calore e dell’umidità che mi assale. Resisto pochi minuti e passo oltre. Visito la sauna a 80 gradi con annessa immersione nell’acqua ghiacciata per riattivare la circolazione e far scomparire i testicoli e scopro anche l’esistenza della Ganbanyoku, una sauna a 40 gradi dove è possibile riposare più a lungo grazie alla temperatura più abbordabile. Neanche ci fosse bisogno di spiegarlo, faccio una capatina nel mondo dei sogni anche qua.
Il tempo passa in fretta e dopo aver fatto merenda a base di frutta e tè verde – compenserò più tardi a tutta questa botta di vita sana con un bel cornetto zozzo al cioccolato – ci accorgiamo che è ora di ritornare a casa e recuperare i bambini a scuola. Non ho rimpianti. Sento che è arrivato il momento di andare. Anche perché dopo sei ore di bagni e sauna di ogni tipo può pure capitare che ci si rompa un po’ le scatole e si voglia tornare alla vita di tutti i giorni.
Ci cambiamo, usciamo dalla spa, prendiamo la macchina e ci ributtiamo nel traffico cittadino. Guido in scioltezza senza mai avvicinarmi neanche lontanamente al limite di velocità. Sento l’odio degli automobilisti bloccati dietro di me nelle stradine strette che non riescono a superarmi e il loro clacson infuriato. Io però sono impassibile e non reagisco. Mi sento un’ameba senza spina dorsale, un budino senza consistenza, un involucro di pelle che contiene tutti gli organi e le ossa frullate assieme. Non importa. Dopo questa giornata sono in pace con me stesso e con il mondo. Se mi fermasse la polizia potrebbe però sospettare che sia sotto uso di stupefacenti ma neanche questa preoccupazione mi sfiora. Tutto mi scorre a lato senza impensierirmi come un ruscello di acqua pura e rigenerante. Ora mi sento leggero nell’anima e nel corpo. La leggerezza però si percepisce soprattutto nel portafoglio.
Roberto Riva
Foto di Steve Buissinne da Pixabay