Oh, finalmente! Oggi è il primo giorno di primavera! Inspiro profondamente l’aria fresca del mattino e già mi sento megl…

Nej, nej, nej!

Ma come no? Oggi è il 20 marzo 2023, equinozio di primavera e quindi primo giorno della nuova stagione. È così, c’è poco da fare. Niente da discut…

Nej, nej, nej!

Ancora! Oh, ma che cosa stai dicendo?

Non so a voi, ma a me è capitato spesso di imbattermi in questa conversazione con gli svedesi, soprattutto nei primi anni di vita a Stoccolma. Se non ricevevo un no secco come in questo caso, quantomeno mi beccavo uno sguardo sbalordito oppure suscitavo l’ilarità di colleghi e amici svedesi che mi deridevano per questa mia affermazione, ai loro occhi, farlocca. Eppure, per me quarantenne nato e cresciuto in Italia, questa è sempre stata la definizione dell’inizio della primavera. Come il solstizio d’estate, l’equinozio d’autunno e il solstizio d’inverno sono sempre stati l’inizio delle rispettive stagioni.

A quanto pare questo non vale per Karl e Marie Svensson. Per gli svedesi, infatti, la determinazione delle stagioni non è basata sulla definizione astronomica bensì su quella calendariale oppure, ancor meglio a detta degli esperti, su quella meteorologica.

La prima è basata semplicemente sull’assegnazione di intervalli trimestrali fissi per ogni stagione: da marzo a maggio per la primavera, da giugno ad agosto per l’estate, da settembre a novembre per l’autunno e da dicembre a febbraio per l’inverno. Questo metodo, però, oltre che a essere una becera approssimazione del metodo astronomico, comporta che tutte le stagioni inizino e finiscano nello stesso giorno sia al sud sia al nord del paese e ciò non corrisponde alla realtà dei fatti. Questo ci porta alla conclusione che il secondo metodo sia più affidabile.

Il metodo meteorologico[1], infatti, è basato sulla temperatura media diurna che è semplicemente la somma della temperatura massima e quella minima diviso due…

Nei, nej, nej!

E te pareva. Non poteva essere così facile. Gli Svensson mi suggeriscono che il calcolo è ben più complesso e segue la formula di Ekholm-Modén, dove non solo si prendono in considerazione la massima e la minima ma anche la temperatura in tre specifici orari (alle 7 alle 13 e alle 19) e diversi metodi di arrotondamento dei decimali[2]. Al solo pensiero mi vengono i sudori freddi e prima che si scaldino gli animi e mi venga una broncopolmonite letteraria è meglio tornare alle nostre belle stagioni.

Allora, una volta che la temperatura media diurna rimane sopra i 10 gradi Celsius (sì, avete letto bene: dieci gradi o più) per ben 5 giorni di fila si può dare inizio all’estate. Se rimane tra i 0 e i 10 gradi Celsius per altri 5 giorni si festeggia l’arrivo dell’autunno. Se rimane sullo zero o meno per cinque giornate, allora accoglieremo l’inverno. Infine, se rimane tra i 0 e i 10 gradi per cinq… no, per 7 giorni di fila si respira aria di primavera. Perché 7 giorni e non 5? Non lo so. Forse perché la primavera è più volatile come i suoi pollini, feromoni, farfalline e rende il mondo più pazzerello e colorito.

Quindi non stupitevi più di trovare venti centimetri di neve sotto casa a marzo. Non strabuzzate gli occhi se in Svezia la Primavera di Botticelli avrà per sfondo una lastra di ghiaccio invece di un prato fiorito. Non sentitevi strampalati o soli se vi sorprendete a chiedervi come sarebbero state scritte Le quattro stagioni di Vivaldi in terra scandinava. Infine, non date solo la colpa alla scarsa qualità dell’impasto se la pizza quattro stagioni in Svezia non è buona come quella che fanno in Italia.

 

Roberto Riva

foto di  Vinzenz Lorenz M da Pixabay

[1] https://www.smhi.se/kunskapsbanken/meteorologi/arstider/arstider-1.1082

[2] https://www.smhi.se/kunskapsbanken/meteorologi/hur-beraknas-medeltemperatur-1.3923