Paese che vai, Natale che trovi. Ogni anno viene eretta nella piazza Slottstorget di Gävle, città a nord di Stoccolma, un enorme statua che rappresenta una capra, lo Gävlebocken, ed ha una altezza di circa 13 metri, con una base in legno ed una ricopertura in paglia.
La preparazione per la costruzione inizia molti mesi prima del primo giorno dell’avvento quando viene esposta al pubblico.
Ogni anno sono numerosi i tentativi di bruciare la capra. Fino ad ora la capra è stata bruciata 39 volte, prima dell arrivo del Natale, nonostante i tentativi delle autorità cittadine di proteggerla. Chi viene preso a tentare di bruciare la capra (sulla resistenza della quale in molti scommettono) rischia addirittura il carcere.
La statua del 2016 fu quella che durò di meno, essendo stata bruciata il giorno dopo essere stata inaugurata.
La prima capra fu costruita a Gävle nel 1966 ed eretta nella Slottstorget per creare un’attrazione turistica per spingere le persone a fare acquisti nel centro della città. Fu un successo e la maggior parte degli abitanti di Gävle ancora oggi apprezza la capra e, ogni anno, partecipa alla sua inaugurazione. C’è però una parte della popolazione che sta dalla parte di chi brucia la capra. Il primo incendio avvenne proprio nel 1966, alla mezzanotte del 31 dicembre. In un certo senso, quindi, a Gävle le tradizioni natalizie sono due: quella di chi costruisce e protegge la capra, e quella di chi la brucia.
La capra è un simbolo scandinavo fin da prima della nascita delle tradizioni natalizie e fa parte del folklore nordico legato allo Yule, la festa pagana a cui quella cristiana del Natale si è sovrapposta. Una leggenda racconta che Thor, il figlio del dio Odino, viaggiasse nel cielo a bordo di un carro trainato da due capre, Tanngrisnir e Tanngnjóstr, e che ogni sera le uccidesse per mangiarle, resuscitandole poi il giorno successivo.
Le persone che da cinquant’anni bruciano la capra lo fanno un po’ perché la interpretano come un simbolo consumista, un po’ perché è un’appropriazione di un antico simbolo pagano, e, probabilmente, un po’ per semplice vandalismo.
Alle due tradizioni – quella della capra natalizia da proteggere e quella della capra scandinava da bruciare – corrispondono due fazioni opposte, nel tempo la fazione dei protettori della capra, composta principalmente dall’amministrazione locale, dalla polizia e dai vigili del fuoco, ha pianificato diversi sistemi per proteggerla; nel 1969 le costruì attorno una rete da pollaio, nel 1990 organizzò ronde di volontari che la tenessero d’occhio e negli ultimi anni ha trattato la paglia con spessi strati di una sostanza ignifuga. L’ultimo anno in cui sono riusciti a evitare la distruzione della Gävlebocken è stato il 2014, in cui ci furono tre tentativi di incendio; sembra che quell’anno fu determinante lo strategico posizionamento di una fermata dei taxi vicino alla capra, che fece sì che la zona fosse sempre frequentata.
Anche la fazione dei distruttori della capra ha sperimentato diversi metodi per raggiungere il proprio obiettivo, negli anni: nel 1976 la distrussero scontrandosi contro le sue zampe posteriori con un’automobile Volvo, nel 2001 convinsero un turista americano proveniente da Cleveland a incendiarla, mentre nel 2005 due persone vestite da Babbo Natale e da Omino di pan di zenzero la incendiarono usando delle frecce infuocate.
La Gävlebocken quest’anno sarà protetta con delle telecamere di sicurezza .due guardie impegnate a controllare la situazione ed una doppia recinzione difensiva.
Ma le scommesse sulla sopravvivenza della capra sono aperte
Massimo Apolloni
Photo By Tony Nordin – Own work, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=8800652