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Usa, come si è arrivati al 145% di dazi sui beni cinesi

New York, 11 apr. (askanews) – Un’escalation progressiva di dazi ha portato gli Usa a colpire le importazioni dalla Cina con una tariffa complessiva del 145%. Tutto è iniziato tra febbraio e marzo, quando l’amministrazione Trump ha imposto un primo 20% sui beni cinesi, legando la misura al ruolo di Pechino nella diffusione del fentanyl.

Il 2 aprile è arrivato un nuovo aumento del 34%, giustificato dal presidente con lo squilibrio commerciale tra i due Paesi. Due giorni dopo la Cina ha risposto con una misura identica sui beni Usa.

Lunedì scorso, Trump ha minacciato un ulteriore rincaro del 50% se Pechino non avesse fatto un passo indietro. Una minaccia che due giorni dopo, mercoledì, è diventata realtà: le tariffe Usa sono salite al 104%, poi al 125% con un nuovo incremento deciso dalla Casa Bianca.

Ieri l’annuncio decisivo: il 125% non comprendeva i primi 20 punti percentuali legati al fentanyl. Il totale effettivo, quindi, raggiunge quota 145%.

Oggi la Cina ha risposto portando le proprie tariffe sui beni americani al 125%, ma ha anche dichiarato che non andrà oltre: “Dato che, con l’attuale livello di dazi, le esportazioni Usa verso la Cina non sono più commercialmente sostenibili, non risponderemo a ulteriori aumenti”.

Secondo economisti ed esperti, i livelli raggiunti rendono ormai impraticabili i flussi commerciali tra le due maggiori economie mondiali.