La Svezia è un Paese che ha storia, usi e costumi molto diversi dai nostri, lo sappiamo bene, ma, per quanto possiamo prepararci alle diversità, sono le piccole cose quotidiane che poi ci sorprendono di più.
Ve ne racconto alcune che mi hanno davvero stupito.
Gli svedesi patiscono il freddo, proprio come noi (rido).
Dopo aver passato la mia infanzia sul lago Maggiore e aver visto turisti nordici tuffarsi nel lago in pieno inverno e vestire nei mesi freddi come fosse primavera, arrivare in Svezia e scoprire che gli svedesi si imbacuccano, è stata una vera sorpresa. Evidentemente i turisti che vedevo da ragazzina NON erano svedesi!
Certo, qui usano tuffarsi nel lago ghiacciato, ma come pratica salutare, per alzare le difese immunitarie. Per il resto sono coperti, con tanto di sciarpa, cappello e guanti e non è raro che sotto i pantaloni abbiano biancheria termica.
Del resto uno dei più famosi detti svedesi (uno tra i primi che gli stranieri imparano e applicano) cita: “Det finns inget dåligt väder, bara dåliga kläder” ovverosia “non esiste il cattivo tempo, esistono solo cattivi vestiti”.
Lo svedese non è uno stacanovista.
Nell’immaginario collettivo il “nordico” è dedito al lavoro in modo estremo e assoluto. Beh, in Svezia non è così.
Il lavoratore svedese non è ossessionato, anzi, tutt’altro. La priorità è sempre la famiglia, appena può fa festa e non rinuncerebbe mai alle sue vacanze. Non è certamente un lavativo, semplicemente non si fa soverchiare dall’ansia di fare.
Non per niente una delle parole più importanti della lingua svedese è “lagom”: che significa “la giusta quantità” o “non troppo, non troppo poco”.
Gli Svedesi adorano fare festa.
Ogni occasione è buona e ballano e cantano e…fanno festa, appunto.
Le luminarie di Natale vengono allestite a novembre e restano fino a marzo.
E ancora mi fa specie vedere tutte ‘ste lucine che illuminano il lungo inverno nordico, appese a piante e balconi. Non credo mi ci abituerò mai!
Gli svedesi non aprono le finestre a meno che non sia estate piena.
E devo dire che ogni tanto li vedo passare e guardare con espressione stupita quando, anche sottozero, spalanco la finestra della camera e faccio prendere aria, fredda (!), a lenzuola e piumini.
Al supermercato spesso non usano i sacchetti per la verdura: non è raro veder rotolare un peperone, un mazzetto di cipollotti, due cipolle o un’arancia sul tapis roulant della cassa del supermercato.
Ammetto che questa abitudine mi ha finalmente dissuasa dal lavare tutto con Amuchina o bicarbonato!
Non sarà una pratica particolarmente igienica, ma non mi risulta che in Svezia muoiano per non aver usato il sacchetto.
E’ interessante, poi, che i sacchetti per verdura e frutta, in quasi tutti i market, siano di carta, gratuiti e possano essere riciclati per l’umido.
Ah, e niente guanti per prendere frutta o verdura!
Tutti toccano tutto.
… E io sono ancora viva!
Sempre al supermercato, alla cassa, troverete sacchetti di plastica, quelli che in Italia sono stati sostituiti da quelli puzzolentissimi a base di mais, che si lacerano appena riesci ad aprirli…SE riesci ad aprirli!
Qui i sacchetti di plastica non sono demonizzati, vengono, semplicemente riciclati con la più che attenta raccolta differenziata.
Se vivi in centro città è probabile che il palazzo abbia una sua lavanderia nel seminterrato, con numerose lavatrici e asciugatrici e spesso anche con una stanza dedicata all’asciugatura di lenzuola e coperte, dove fortissimi ventilatori caldi essiccano il bucato steso sui fili tesi.
Il turno per accedere alla lavanderia in comune si prenota tramite appositi lucchetti personalizzati che “bloccano”, a tuo nome, su un tableau apposito, l’orario preferito.
Le case svedesi in inverno sono caldissime.
E’ cosa normale stare in casa in t-shirt e senza calze: la temperatura supera abbondantemente i 20 gradi (sono stata in case che superavano i 24), sicuramente molto è dato dal fatto che i soffitti sono molto bassi e mantengono il calore… e poi non spalancano le finestre!
Lo svedese ama moltissimo le macchine d’epoca. Capita molto spesso di veder passare macchinoni americani giganteschi, che sembrano usciti da “Happy Days”, o vecchissime Volvo o Saab anni 50, tutte perfette, custodite e rimesse a nuovo con cura maniacale.
Queste sono alcune delle situazioni che mi hanno sorpreso e spesso mi chiedo come lo straniero, in Italia, consideri le nostre abitudini, a volte veramente particolari. Ma forse è proprio questa la bellezza, ciò che arricchisce davvero: la diversità.
Si tratta solo di saperla apprezzare.
Marilinda Landonio
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